[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

185 / MAGGIO 2023 (CCXVI)


moderna

La Grande Guerra del Nord
La nascita della potenza russa nel Baltico

di Enrico Targa

 

La Grande Guerra del Nord fu un conflitto che, tra il 1700 e il 1721, contrappose la Svezia di Carlo XII, alleata con parte della nobiltà polacca (Stanislao Leszczynski), i cosacchi ucraini di Ivan Mazepa e l’Impero Ottomano, contro la Russia di Pietro il Grande, alleato del Re di Polonia ed Elettore di Sassonia Augusto II, della Danimarca di Federico IV, dell’Elettore di Hannover, il Re d’Inghilterra Giorgio I e dell’Elettore di Brandeburgo e Duca, poi re di Prussia Federico Guglielmo I. L’alleanza anti-svedese associò inizialmente Russia, Danimarca e Sassonia, che dichiarò guerra alla Svezia e lanciò una triplice offensiva contro i possedimenti svedesi, approfittando dell’arrivo sul trono di Carlo XII,a soli 18 anni.

 

La Svezia tuttavia respinse le forze russe a Narva, impose una pace separata alla Danimarca (Travendal nel 1700) e costrinse le forze di Augusto II a ritirarsi in Sassonia e firmare il Trattato di Altranstädt (1706) con il quale dovette rinunciare al trono di Polonia, occupato dal 1704 da Stanislas Leszczynski, sotto la protezione dell’esercito svedese che occupa il territorio polacco. Carlo XII intraprese quindi un’importante offensiva contro la Russia (uno dei tanti tentativi falliti di invasione da ovest del territorio russo, ricordo il tentativo svedese di invadere la Russia fallito nella battaglia di Neva del 1240 e quello dei cavalieri teutonici fermatinella battaglia del lago ghiacciato il 5 aprile 1242), ma questa campagna si concluse con il disastro della battaglia di Poltava e l’esilio di Carlo nell’Impero ottomano dove rimase fino al 1714.

 

Dopo Poltava, la coalizione iniziale anti-svedese viene ripristinata e Augusto II diventa di nuovo re di Polonia. Le forze svedesi nel sud e nell’est del Mar Baltico vengono cacciate e i domini svedesi vengono divisi tra i membri della coalizione, la Svezia viene invasa dalla Danimarca a ovest e dalla Russia a est. L’offensiva danese viene respinta a Helsingborg (1710), ma la Russia riesce a impadronirsi della Finlandia infliggendo pesanti perdite alla marina svedese e alle fortificazioni costiere. Alla coalizione si unirono Giorgio I nel 1714 per l’Hannover (mantenne fino alla morte il titolo di elettore del Sacro romano Impero) e nel 1717 per la Gran Bretagna e Federico Guglielmo I nel 1715.

 

Carlo XII, tornato dalla Turchia, aprì un fronte in Norvegia, ma fu ucciso a Fredriksten (no) nel 1718. La guerra terminò formalmente con i Trattati di Stoccolma (1719) tra Svezia, Hannover e Prussia, il Trattato di Frederiksborg (1720) tra Svezia e Danimarca e il Trattato di Nystad (1721) tra Svezia e Russia. Con questi trattati, la Svezia rinuncia alla sua esenzione dai diritti di passaggio nell’Øresund (Stretto del Sund), perse tutti i suoi domini (ottenuti in seguito alla vittoria nella Guerra dei Trent’anni e nelle molte guerrecombattute per ottenere l’egemonia nel Baltico) tranne la Finlandia e la parte settentrionale della Pomerania svedese. La sconfitta svedese e la morte di Carlo XII comportarono la fine alla monarchia assoluta e dove iniziò “l’era della Libertà”, fece della Russia la principale potenza del Mar Baltico e un attore importante negli affari europei.

 

Gli antecedenti storici dello scontro risalgono a quando dal 1560 al 1660 la Svezia assunse il controllo della Finlandia, conquistò territori a sud e a est del Golfo di Finlandia, le province di Carelia, Ingria, Estonia e Livonia. Il Periodo dei torbidi in Russia (fase di interregno nella Russia dominato da una anarchia assoluta seguente alla fine della dinastia dei Rurikidi, 1598, e precedente alla dinastia dei Romanov nel 1613) portò a conquiste territoriali da parte della Svezia, sancito dal Trattato di Stolbovo nel 1617, che privò la Russia dell’accesso diretto al Mar Baltico. D’altra parte, durante la Guerra dei Trent’anni (1618–1648), la Svezia conquistò i territori del Sacro Impero a sud del Mar Baltico, tra cui la Pomerania occidentale, Wismar, Brema e Verden riuscendo anche a occupare le province danesi e norvegesi situate a nord di Øresund (Scania).

 

Sebbene di numero inferiore, l’esercito svedese era a quel tempo molto meglio organizzato della maggior parte degli eserciti d’Europa, grazie alla modernizzazione dell’amministrazione civile e militare avvenuta durante il XVII secolo, che consentì un’efficace mobilitazione delle risorse. Tuttavia, il principio base della sua fortuna è che, all’estero, l’esercito deve essere finanziato e rifornito sul posto attraverso il saccheggio e la tassazione dei territori conquistati, procedura utilizzata da tutte le potenze dell’epoca. Nonostante tutto, fu necessario ricorrere alle risorse della Svezia adatte ad affrontare le lunghe campagne (in particolare quelle di Gustavo Adolfo detto il Grande).

 

La Svezia controlla quindi gran parte della costa del Mar Baltico, il resto è controllato la Repubblica delle Due Nazioni (con capitale Varsavia), un’entità creata nel 1569 (Unione di Lublino) e che associa il Regno di Polonia e il Granducato di Lituania; alcune province del Regno di Polonia sono, tuttavia, tenute in feudo, o dall’Elettore di Brandeburgo (Ducato di Prussia con capitale Königsberg), o dal Duca di Curlandia. La Repubblica delle Due Nazioni si estende a sud e a est oltre le odierne Polonia e Lituania: il Regno di Polonia comprende l’Ucraina a ovest del Dnepr fino a Pervomaisk, alla confluenza del Bug del sud e del Syniukha. Il Granducato invece occupava gli attuali territori della Lituania e della Bielorussia. Nel 1697, dopo la morte del re polacco Giovanni III Sobieski (vincitore della battaglia di Vienna), il nuovo re (e Granduca) eletto dalla Dieta fu Federico Augusto I, Elettore di Sassonia, che prese il nome di Augusto II in Polonia. Tuttavia, mentre in Sassonia conserva i poteri di un re assoluto, lo stesso non vale in Polonia, dove la Dieta gioca un ruolo essenziale nella vita politica.

 

Durante la Grande Guerra del Nord, la Polonia non sarà ufficialmente in guerra, ma sarà una pedina importante nella lotta tra Svezia e Sassonia negli anni 1700-1709. A est l’ascesa al potere di Pietro il Grande (1682) fu segnata dal suo desiderio di fare della Russia una potenza e, in primo luogo, di recuperare i territori precedentemente perduti. La Danimarca controllava quindi la Norvegia mentre l’elettore di Brandeburgo, la cui capitale è Berlino, amministrava il Ducato di Prussia e aspirava alla conquista dei territori polacchi situati tra queste due entità (in particolare Danzica, la principale città della Prussia occidentale). E bene ricordare che nel 1701, cessando di far parte della Polonia, il Ducato di Prussia divenne un regno (fuori dal Sacro Impero, il complesso Brandeburgo-Prussia sta per diventare un’altra potenza importante).

 

La Sassonia, fulcro della rivoluzione protestante non riuscendo a riprendersi dagli sconquassi della Guerra dei Trent’anni, declinò rapidamente. L’alleanza anti-svedese del 1690 fu opera di Johann Reinhold von Paktul che riuscì ad allearsi con la Russia con la Danimarca e la Sassonia in preparazione di un attacco alla Svezia. Uomo di stato livone, nato a Stoccolma il 27 luglio 1660, morto il 21 ottobre 1707. Fu l’anima della resistenza della nobiltà livone contro la corona, quando Carlo XI di Svezia estese anche alla nobiltà livone la riduzione delle proprietà fondiarie. Condannato a morte nel 1694, si rifugiò all’estero e da allora in poi pose a scopo della sua vita la separazione della Livonia dalla Svezia e la sua costituzione in repubblica aristocratica sul modello polacco.

 

Sotto la sua guida i separatisti livoni strinsero nel 1699 un trattato con Augusto II di Sassonia; nell’autunno fu stretta l’alleanza tra la Sassonia e la Danimarca che il Paktul aveva promossa, e l’11 novembre egli concluse l’alleanza russo-sassone, già preceduta da un’alleanza russo-danese. Cominciata la guerra nordica, il Paktul entrò in stretti rapporti con Pietro I di Russia, e nel 1703, dopo il fallimento (nel 1702) del suo tentativo di ottenere una pace separata tra la Russia e la Svezia e l’amnistia per sé e i suoi da Carlo XII, entrò formalmente al servizio dello zar, e nell’estate dello stesso anno fu ambasciatore della Russia e comandante del corpo ausiliario russo in Sassonia. Nel dicembre 1705 Augusto II, violando il diritto delle genti, lo fece arrestare e nel 1707, costretto a concludere la pace di Altranstädt, lo consegnò a Carlo XII, il quale fece giustiziare il suo pericoloso avversario presso il convento di Kazimierz in Polonia.

 

Dopo la dichiarazione di guerra alla Svezia (febbraio 1700), un esercito danese assediò Tönninge e contemporaneamente le forze di Augusto II avanzarono nella Livonia svedese, presero Dünamünde e assediarono Riga. Ma il re di Svezia reagì energicamente: concentrò i suoi primi attacchi contro la Danimarca. La flotta svedese riuscì ad aggirare il blocco stabilito nell’Øresund e fece sbarcare un esercito vicino a Copenaghen; questo attacco a sorpresa e il sostegno dato alla Svezia dalle due grandi potenze marittime, il Regno Unito e le Province Unite, portarono la Danimarca a ritirarsi dal conflitto firmando la Pace di Travendal (18 agosto 1700): la Danimarca si impegnò a ritirare le sue truppe dall’Holstein e ad abbandonare l’alleanza anti-svedese, oltre a pagare una compensazione monetaria per i costi della guerra Carlo XII poté quindi trasferire il suo esercito sulla costa orientale del Mar Baltico per fronteggiare gli altri suoi avversari: l’esercito di Augusto II in Livonia, l’esercito dello Zar che si preparava a invadere l’Ingria svedese e inizia l’assedio di Narva (ottobre 1700).

 

A novembre, gli eserciti russo e svedese si scontrano durante la prima battaglia di Narva, dove i russi subiscono una dura sconfitta: il generale dell’esercito russo il generale Carlo Eugenio di Croÿ fu preso prigioniero e le sue forze completamente annientate, con circa 9.000 morti e 20.000 prigionieri oltre a centinaia di cannoni e bandiere abbandonate agli svedesi. In nove mesi Carlo aveva ristabilito la posizione svedese, conducendo due campagne vittoriose e neutralizzando due dei suoi tre avversari; apparentemente sprezzante delle capacità militari mostrate dai russi a Narva, il monarca svedese decise di non impegnarsi a fondo in una spedizione contro la Russia e volse invece la sua attenzione alla Polonia.

 

Carlo XII decise quindi di marciare verso sud per affrontare Augusto II invadendo la Repubblica delle Due Nazioni attraversando il Daugava (18 luglio 1701). Nel 1702 affrontò le truppe dell’atamano della Lituania, Michał Serwacy Wiśniowiecki (recente vincitore della guerra civile lituana del 1700), e ad aprile conquistò la capitale Wilno (Vilnius). Lanciò quindi un’offensiva nel Regno di Polonia e, il 19 luglio 1702, schiacciò l’esercito sassone, rinforzato da unità polacche, nella battaglia di Kliszów (50 km a nord di Cracovia). Augusto II si ritirò verso Sandomierz (a est) mentre Carlo XII avanzò verso Cracovia, che occupò, prima di stabilirsi a Varsavia mentre Augusto II si ritirò quindi in Sassonia.Carlo XII lo fece detronizzare e organizzò elezioni (1704) per portare al trono un uomo di discreta nobiltà Stanislas Leszczynski, che gli era stato inviato come rappresentante degli avversari di Augusto II e divenne suo amico.

 

Il 2 febbraio 1706 Augusto II fu nuovamente sconfitto a Fraustadt (oggi Wschowa), vicinissimo al confine con la Slesia (allora provincia austriaca, e ormai stanco dei ripetuti fallimenti firmò il Trattato di Altranstadt il 24 settembre 1706 con il quale rinunciava ai suoi diritti sulla corona polacca e riconobbe Stanislao Leszczynski come re di Polonia erinuncia all’alleanza con la Russia. Consegna a Carlo XII anche Johann Reinhold von Paktul, come ricordato in precedenza, ambasciatore russo, prima suddito svedese e poi ufficiale dell’esercito svedese, che viene condannato a morte per alto tradimento e subisce il supplizio della ruota nel 1707, che sarà considerato comunque illegale da molti nobili polacchi, dato il suo status di diplomatico.

 

In generale, l’occupazione svedese in Polonia e il governo del protettorato svedese di Stanislao Leszczynski pongono una serie di problemi e suscitano opposizione: gli aderenti alla Dieta di Sandomir si astennero dal partecipare all’elezione e rifiutarono il riconoscimento della successione al trono da parte di Stanislao. Nonostante la sconfitta subita a Narva, il dispiegamento dell’esercito di Carlo XII verso la Polonia e la Sassonia permise a Pietro I di riprendere l’offensiva nelle province baltiche.

 

Le vittorie di Erastfer e Nöteborg (Shlisselbourg) diedero alla Russia l’accesso all’Ingria dove Pietro I lanciò la costruzione di una nuova capitale, San Pietroburgo sul sito dell’ex fortezza svedese di Nyenskans. Comincia ad allestire una marina (in Olanda lavorò per passione come carpentiere e a San Pietroburgo davanti all’Ammiragliato c’è una statua dello “Zar carpentiere” che raffigura il giovane Pietro I, nelle vesti di apprendista presso i cantieri navali)e un esercito moderno, basato su fanti addestrati al maneggio delle armi da fuoco. Tuttavia, quando riprese l’offensiva, il generale Adam Ludwig Lewenhaupt respinse i russi con eserciti in inferiorità numerica a Jēkabpils (5 agosto 1704) e Gemauerthof (26 luglio 1705) e la Svezia mantenne la maggior parte delle sue province baltiche.

 

Riuscito nell’impresa di costruire un’importante porto nel Baltico, nel 1706, Pietro I propose alla Svezia di restituire tutti i territori a eccezione di San Pietroburgo e dei territori a nord della Neva, ma Carlo XII rifiutò, preferendo muovere nuovamente guerraalla Russia (il rifiuto di questa offerta di pace, nonostante tutti i nemici della Svezia saranno sconfitti o neutralizzati, avrà conseguenze tragiche). Carlo abbandonò la Sassonia e la Polonia (lasciando un presidio militare di circa 24.000 uomini) e partì in direzione di Mosca con un esercito di 35.000 uomini mentre un secondo esercito comandato da Lewenhaupt, partendo dalla Livonia con 12.500 uomini e rifornimenti, doveva unirsi a lui.

 

Il 14 luglio Carlo vinse il primo scontro contro un’avanguardia russa a Holowczyn, vicino a Mogilev (allora situato nel Granducato di Lituania, a 50 km dal confine russo). Questa vittoria non è decisiva, tuttavia, poiché i russi subirono poche perdite. Il 9 ottobre 1708, l’esercito di Lewenhaupt subì una sconfitta a Lesnaya, a sud-est di Mogilev perdendo circa 6.000 uomini e quasi tutti i rifornimenti riuscì comunque a unirsi all’esercito di Carlo XII che privato dei rifornimenti e messo di fronte a una strategia di terra bruciata, decise di scendere in Ucraina, dove contava sull’appoggio dei cosacchi dell’atamano Ivan Mazepa. Ma questi subiscono un violento attacco russo e Mazepa viene privato del suo incarico. Gli rimangono fedeli solo poche migliaia di cosacchi per unirsi agli svedesi, che trascorreranno l’inverno del 1708-1709 in pessime condizioni (il 1709 è passato alla storia per essere stato il più freddo dei precedenti 500 anni: le fonti ci dicono che Berlino toccò i -29 gradi, Parigi i -25 e Venezia i -17). Carlo però riesce a prendere la fortezza di Veprik (7 gennaio 1709) e riesce ad assediare Poltava (aprile 1709) ma Il 9 luglio, l’esercito svedese non riesce a respingere l’attacco dell’esercito russo numericamente superiore (50.000 uomini armati di 100 cannoni contro 39.000 svedesi provvisti di 34 pezzi d’artiglieria) e subì una schiacciante sconfitta.

 

Carlo riuscì, nonostante fosse inseguito dai russi, a fuggire attraversando il fiume Dnepre a rifugiarsi nei territori controllati dell’impero ottomano (all’epoca controllava la Crimea) mentre il resto dell’armata si arrese ai russi, ormai esausta: in questo modo furono catturati 20.000 soldati e le loro famiglie. Questa battaglia fu il punto di svolta della guerra: Danimarca e Sassonia riprendono il loro posto accanto alla Russia e Augusto II, grazie alle manovre di Boris Kourakine, torna sul trono di Polonia avendo Stanislas Leszczynski lasciato il paese e Pietro il Grande avanza nella regione baltica. Nel 1710, le forze russe prendono Riga e Tallinn: le province baltiche di Livonia ed Estonia verranno poi integrate nell’Impero russo.

 

Pietro il Grande chiese l’estradizione di Carlo XII, insediatosi nell’impero ottomano a Bender (l’attuale Moldavia) ma il sultano rifiutò e lo zar reagì invadendo la Moldavia nel 1711 (“la campagna di Prout”). Il 18 luglio 1711, l’esercito russo rimase intrappolato vicino al fiume Prut e Pietro il Grande le cui truppe erano ormai esauste firmò il Trattato di Fălciu (23 luglio 1711) con il quale restituì Azov e smantellò alcune fortezze ponendo fine, momentaneamente,all’ingerenza russa in Polonia e Moldavia (il Trattato di Falciu venne rinnovato il 24 giugno 1713 dal trattato di Adrianopoli).

 

Carlo XII, deluso dai termini di pace, fece pressione sul sultano per coinvolgerlo in una nuova alleanza contro antirussa ma oramai il re svedeseera divenuto motivo di preoccupazione per Ahmed IIIfu invitato a Istanbul (febbraio 1713) e posto agli arresti domiciliari in un palazzo ben custodito, finché rinunciò ai suoi piani e decise di tornare in Svezia 10 (ottobre 1714). Dopo la breve parentesi turca la guerra continuò nel baltico: la città danese di Altona fu bruciata durante la campagna del feldmaresciallo svedese Magnus Stenbock nel 1713, le forze russe si vendicarono distruggendo la città svedese di Wolgast e dopo aver abbandonato la Polonia e la Pomerania gli svedesi si rifugiarono a Tönning (appartenente al circondario della Frisia nello Schleswig-Holstein): assediati, capitolarono il ​​13 maggio 1713 mentre Carlo XII lasciò l’impero ottomano e arrivò a Stralsund (Meclemburgo).

 

Il 28 ottobre 1714, vicino a Greifswald, un’antica città svedese, lo zar Pietro il Grande e Giorgio I, in qualità di elettore di Hannover, conclusero un’alleanza. Precedentemente neutrale, l’elettore di Brandeburgo e re di Prussia Federico I entra nella coalizione dichiarando guerra alla Svezia durante l’estate del 1715 (Carlo XII fugge da Stralsund pochi giorni prima della caduta della città nel dicembre 1715 ela campagna si conclude con la capitolazione di Wismar (1716). La Svezia perse tutti i suoi possedimenti in Germania e sul Mar Baltico. Sul fronte finlandesele cose non erano andate diversamente: nel 1714 le galee di Pietro I sbaragliarono la marina svedese nella battaglia di Hangö Oud, al largo della penisola di Hanko.

 

Le ultime truppe svedesi di stanza in Finlandia verranno sconfitte a Storrkyro (Napue, nella provincia di Ostrobotnia) aprendo così la strada al dominio russo sulla maggior parte della Finlandia: il periodo di occupazione, che durerà fino al 1721, è oggi ricordato in Finlandia con il nome “la grande ira” (in finnico: isoviha). In risposta alla guerriglia dei finlandesi il feldmaresciallo Mikhail Golitsyn organizzò una violenta rappresaglia: per rappresaglia, i contadini finlandesi furono costretti a pagare ingenti contributi ai russi occupanti (come era consuetudine all’epoca). Il saccheggio e lo stupro erano diffusi, soprattutto in Ostrobotnia e nelle comunità vicine alle strade principali. Le chiese furono saccheggiate e Isokyrö fu rasa al suolo. Una zona di terra bruciata larga diverse centinaia di chilometri fu creata dai russi per ostacolare le controffensive svedesi. Almeno 5.000 finlandesi furono uccisi e circa 10.000 portati via come schiavi, di cui solo poche migliaia sarebbero mai tornati; secondo ricerche più recenti, il numero delle vittime sarebbe stato più vicino a 20.000. Recenti ricerche stimano anche che il numero di bambini e donne ridotti in schiavitù fosse più vicino a 30.000.

 

Il peggiore di questi massacri ebbe luogo il 29 settembre 1714, quando durante una notte i cosacchi uccisero con le asce circa 800 abitanti dell’isola di Hailuoto. Migliaia, soprattutto funzionari, fuggirono verso la (relativa) sicurezza della Svezia. I contadini più poveri si nascondevano nei boschi per evitare le devastazioni degli occupanti e delle loro bande. Le atrocità raggiunsero il culmine tra il 1714 e il 1717 quando il conte svedese Gustaf Otto Douglas, che aveva disertato dalla parte russa durante la guerra, era a capo dell’occupazione. Oltre alla predazione degli occupanti russi, la Finlandia fu colpita, come la maggior parte degli altri paesi baltici dell’epoca, dalla peste. A Helsinki morirono 1.185 persone: quasi i due terzi della popolazione della città. La peste aveva già colpito la Finlandia prima dell’invasione russa, fiaccando la forza della Svezia in Finlandia.

 

Dopo il suo ritorno in Svezia, Carlo XII, ferito nell’orgoglio, lanciò una campagna contro la Norvegia nel febbraio 1716 per costringere la Danimarca a firmare una pace separata e bloccare l’accesso al Mar Baltico dalla Gran Bretagna stringendo un’alleanza con i ribelli giacobiti in Gran Bretagna ma questa mossa ardita scatenò l’ira di Londra che gli dichiarò guerra nel 1717. Il 30 novembre 1718, Carlo XII viene ucciso durante l’assedio della città norvegese di Fredrikshald; sua sorella Ulrique-Éléonore gli succedette 15 e la campagna di Norvegia fu interrotta ma non la guerra contro i russi che nel frattempo saccheggiarono la costa orientale della Svezia. Diverse città vengono attaccate e quasi tutti gli edifici situati nell’arcipelago di Stoccolma vengono distrutti. Uno squadrone russo in rotta verso la capitale viene fermato nella battaglia di Stäket (13 agosto).

 

Nello stesso anno, Giorgio I pose fine alla sua alleanza con la Russia, optando, una volta sconfitta la Svezia, per una politica antirussa nel Baltico. Gli inglesi iniziarono a temere l’espansionismo russo in un’area, quella baltica, che fin dal tempo della Lega anseatica era stabilmente inserita negli scambi dell’Europa occidentale. Dal Baltico giungevano prodotti sempre più essenziali per le potenze marittime (Inghilterra e Province Unite) che vi trovavano materiali indispensabili alla costruzione delle loro navi: legname per gli scafi e le alberazioni, pece per il calafataggio (ossia l’impermeabilizzazione), canapa per il cordame e le vele. Inoltre giungevano cospicue quantità di cereali necessari a tutta l’Europa urbanizzata, ma soprattutto ai paesi, come l’Olanda, che avevano scelto le specializzazioni colturali.

 

L’alleanza anti-svedese si scisse sulla distribuzione dei territori conquistati: sia Giorgio I che Federico IV ambivano all’egemonia nella Germania settentrionale, mentre Augusto II era preoccupato per le ambizioni di Federico Guglielmo I di Prussia nel Mar Baltico sudorientale. Pietro il Grande, le cui forze erano dispiegate in tutto il Mar Baltico, mirava al dominio sull’Europa centrale orientale e progettava di stabilire basi navali fino al Meclemburgo. In gennaio 1719 Giorgio I, Augusto II e l’imperatore Carlo VI firmarono il trattato di Vienna volto a riportare i confini della Russia ai confini dell’anteguerra. Successivamente, Hannover-Gran Bretagna e Brandeburgo-Prussia firmarono trattati di pace separati con la Svezia: i trattati di Stoccolma nel 1719 e nel 1720 che dividevano i domini svedesi tra le diverse parti. I negoziati sono stati condotti da diplomatici francesi che miravano a evitare un crollo totale della posizione svedese nel Mar Baltico. La Svezia fu quindi in grado di mantenere Wismar e la Pomerania settentrionale mentre il Brandeburgo-Prussia incorporò la parte meridionale della regione e Hannover ottenne la Brema-Verden (ottenne uno sbocco sul mar Baltico).

 

Il trattato di Frederiksborg, siglato il 14 luglio 1720 tra svedesi e danesi, portò di fatto alla consegna dell’Holstein-Gottorp alla Danimarca, oltre a prevedere il pagamento di una forte somma di denaro da parte della Svezia come risarcimento per i danni di guerra (Stralsund e Wismar rimasero sotto occupazione danese finché il debito non fu saldato) e la rinuncia svedese alla sua esenzione dal pedaggio per il transito nell’Øresund; il trattato portò anche alla ratifica di tutta una serie di precedenti accordi di pace tra Danimarca e Svezia rimasti ancora inattuati, fissando definitivamente il confine tra le due nazioni secondo le linee ancora oggi rispettate. il trattato di Nystad siglato il 10 settembre 1721 tra svedesi e russi fu il più gravoso, portando alla cessione alla Russia di parte della Carelia, della contea di Kexholm, dell’Ingria, dell’Estonia e della Livonia compreso il porto di Riga, in cambio della restituzione alla Svezia della Finlandia e del pagamento di una somma di denaro in suo favore.

 

Non vi fu un formale trattato di pace tra Svezia e Sassonia, ma le due nazioni siglarono poi una dichiarazione di amicizia il 28 aprile 1729; la Svezia e la Confederazione polacco-lituana rimasero virtualmente in guerra fino al 26 settembre 1736, quando le due nazioni rinnovarono il precedente trattato di Oliva del 1660. La guerra segnò il tramonto della Svezia come grande potenza europea e come nazione egemone nell’area del Baltico: come scrisse lo storico Peter Englund “in termini di storia mondiale, il popolo di un’intera nazione aveva lasciato il palcoscenico e preso posto a sedere tra gli spettatori”. Il conflitto portò alla dissoluzione territoriale del cosiddetto “Impero svedese”: dei possedimenti svedesi posti sulla riva meridionale del Baltico rimasero solo la città di Wismar (ormai priva di particolare interesse economico, fu venduta al Granducato di Meclemburgo-Schwerin nel 1803) e la parte occidentale della Pomerania svedese (definitivamente perduta a vantaggio della Prussia al termine del congresso di Vienna del 1815).

 

Profondi furono anche i rivolgimenti politici all’interno della stessa Svezia: l’ostinazione con cui Carlo XII portò avanti un conflitto ormai perduto provocarono una profonda disistima nei confronti dell’assolutismo monarchico, e all’“era della grande potenza” succedette quindi l’“epoca della libertà” (Frihetstiden) durante la quale il re fu ridotto a un ruolo marginale e l’effettivo potere esecutivo trasferito al Riksråd, formato da aristocratici e religiosi. Il conflitto portò a una stabilizzazione dei rapporti della Svezia con alcuni dei suoi tradizionali nemici, in particolare con Polonia e Danimarca (con l’eccezione della breve parentesi delle guerre napoleoniche); molto più conflittuali rimasero i rapporti tra Svezia e Russia, in particolare per via delle tendenze “revansciste” di larghi strati della nobiltà e delle classi militari svedesi: dopo altri due brevi conflitti nel 1741-1743 e nel 1788-1790, la Svezia subì una dura disfatta nella cosiddetta “guerra di Finlandia” del 1808-1809, al termine della quale il territorio svedese si ridusse agli attuali confini.

Il principale vincitore del conflitto fu senza dubbio la Russia: a parte le estese conquiste territoriali, superiori a quelle conseguite dagli altri coalizzati, il regno dello zar si affermò con forza come grande potenza europea, emergendo dallo stato di relativo isolamento in cui era fino ad allora vissuto per affacciarsi sulla scena mondiale da una posizione di forza. Oltre al successo sul campo di battaglia, le grandi riforme sul piano militare, amministrativo ed economico intraprese tra il 1690 e il 1720 rivoluzionarono la fisionomia della Russia, innalzata da semplice regno a “Impero russo”; alla morte nel 1725 di Pietro I, insignito del titolo de “il Grande” dal senato russo per i suoi successi nella guerra nordica, la Russia non era più lo stato feudale delle origini ma una nazione moderna e in forte ascesa.

 

La guerra sancì poi lo stato di profonda crisi in cui si trovava la Confederazione polacco-lituana: benché formalmente tra i vincitori, lo Stato si ritrovò schiacciato tra la potenza appena emergente della Prussia a ovest (la quale aveva dato nel conflitto un primo assaggio delle sue ambizioni territoriali) e soprattutto della Russia a est, a cui Augusto II doveva la sua corona. Il mantenimento della posizione di Augusto era ormai interamente nelle mani dei russi: quando nel corso del 1715-1716 ampi strati della nobiltà polacca, riuniti nella “Confederazione di Tarnogród”, si ribellarono al sovrano e alle sue truppe sassoni a causa delle alte tasse imposte sul paese per il mantenimento della guerra contro la Svezia, fu la Russia a mediare tra le opposte parti in gioco; sotto l’attenta sorveglianza delle truppe dello zar, la sessione del Sejm del 1° febbraio 1717 (soprannominata “Sejm silente” proprio a causa della stretta “tutela” esercitata dai russi sulla seduta, con pochi e selezionati oratori autorizzati a prendere la parola) sanzionò la fine del tentativo di Augusto di stabilire una monarchia di stampo assolutistico sulla Polonia ma anche una forte riduzione delle prerogative della Confederazione, di fatto ridotta a una sorta di protettorato della Russia.

 

La morte di Augusto II nel 1733 aprì una lunga crisi sfociata nella cosiddetta “guerra di successione polacca” tra i sostenitori del suo figlio Augusto III e quelli di Stanislao Leszczyński, tornato ad avanzare rivendicazioni sul trono polacco grazie all’appoggio dei suoi nuovi alleati francesi; la guerra rappresentò il colpo di grazia per la Confederazione, avviata verso una progressiva spartizione a vantaggio delle potenze vicine.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Angus Konstam, Poltava 1709, Edizioni del Prado/Osprey Publishing, Madrid 1999.

M. Raeff, La Russia degli Zar, Laterza, Roma-Bari 1984.

Voltaire, Carlo XII, Dall’Oglio, 1963. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]