.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]

RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

MODERNA


N. 5 - Maggio 2008 (XXXVI)

L’avventura coloniale curlandese
Come un piccolo stato possa avere velleità colonialistiche

di Ferdinando Angeletti

 

Introduzione

 

È patrimonio comune a tutti i soggetti di media istruzione la diffusione, tra il XV ed il XIX secolo di vasti imperi coloniali, ad opera dei maggiori paesi europei, Inghilterra e Spagna su tutti.

Meno note sono però le avventure coloniali di paesi di minor spessore, quali la Svezia, la Danimarca o il Ducato di Curlandia.

Proprio di quest’ultimo stato si vuole descrivere l’avventura coloniale, vissuta in pieno XVII secolo terminata poi a causa dello strapotere delle altre potenze coloniali (Olanda e Inghilterra) nonché delle difficoltà interne allo stesso Ducato (guerre del Nord).

 

Breve storia del Ducato di Curlandia

 

La nascita di un Ducato di Curlandia indipendente ed autonomo risale al 1562 quando, con il trattato di Wilno si obbligò l’ultimo Gran Maestro dell’Ordine Livoniano (o dei Portaspada, già facente parte dell’Ordine Teutonico), Gottardo Kettler, a sciogliere l’ordine ottenendo in cambio l’elezione a Duca di Curlandia e Semigallia, Ducato che avrebbe ricompreso i territori dell’attuale Lettonia compresi tra la sponda occidentale del fiume Daugawa (Dvina) ed il Mar Baltico, con capitale Mitau (Jelgava).

 

Il paese, sotto la dinastia dei Kettler, conobbe un rapidissimo sviluppo economico, dovuto alla posizione strategica del paese, che ne faceva il naturale punto di sbocco verso Occidente ed il Nord Europa di tutti i prodotti provenienti dall’Est (dalla Russia) ed al tempo stesso il punto di partenza di tutti i prodotti che, dalla zona del Baltico, penetravano in Russia e nell’Est Europa.

 

Inoltre, fattore non secondario, la zona del Ducato di Curlandia, si trovava all’interno della zona di produzione dell’ambra, sempre ricercatissima come decorazione preziosa.

Questo fantastico sviluppo economico fu incentivato e potenziato dall’autorità ducale la quale si era molto adoperata, sotto il Duca Jacob Kettler (1610 – 1682), conscia di questo potenziale sviluppo.

A tal fine il Duca, fervido ammiratore delle teorie mercantiliste, aveva avviato il varo di una flotta mercantile di ampio respiro, supportata da due porti principali, Windau e Libau, oggi rispettivamente Ventspils e Liepaja.

Da questi due porti la flotta curlandese salpava per commercializzare i propri prodotti; il Duca, infatti, fece aprire rotte commerciali verso Francia, Inghilterra ed Olanda.

 

Tuttavia la situazione geografica della Curlandia, economicamente così favorevole, non era eccezionale. Le conformazioni geografiche del Nord Europa, del Mar Baltico e del Mar del Nord, infatti, facevano sì che alcuni paesi (Inghilterra, Danimarca, Svezia, Olanda) potessero bloccare, senza alcuno sforzo, il commercio curlandese, o comunque rallentarlo ed appesantirlo con balzelli e pedaggi. Oltre a questo la Curlandia era quasi obbligata ad acquistare i prodotti direttamente da questi paesi, con un aumento dei costi piuttosto consistente.

 

Il governo curlandese, con in testa il Duca Jacob, decise (anche seguendo in maniera pedissequa le teorie mercantiliste) di bypassare l’intervento dei mediatori inglesi, olandesi o danesi, permettendo ai propri mercanti di ottenere le materie prime ed i prodotti direttamente alle fonti di produzione: servivano ovverosia delle colonie. Da quel momento ebbe inizio l’avventura coloniale curlandese.

 

La Curlandia in Africa: l’isola di S. Andrea

 

Una delle due direzioni verso cui si diresse il colonialismo curlandese fu l’Africa. A quell’epoca il continente nero non era ancora la principale “fonte” di territori colonizzabili; lo sarebbe divenuto qualche secolo dopo – il XIX per la precisione – con la corsa alla colonizzazione.

 

Nel XVII secolo, eccetto pochi e sparuti territori (perlopiù stazioni commerciali o approdi), la maggior parte del territorio era ancora occupata da regni e tribù locali; questo non significa che non vi fossero rapporti tra queste tribù ed i mercanti europei, ma solo che, a differenza dell’America, non sembrava favorevole/conveniente conquistare stabilmente territori da colonizzare.

 

Da questo punto di vista, anche l’avventura curlandese non si differenziò. Essa infatti non puntò alla conquista di un vasto territorio, quanto più alla creazione di un punto d’approdo (con annessa stazione commerciale) atto ad impiantare un commercio stabile – semistabile con le tribù dell’interno.

 

A tal fine i luoghi prescelti dovevano avere alcune peculiari caratteristiche:

1.      Essere sul mare, con annessa possibilità di costruzione di un porto (la cui utilità è superfluo indicare).

2.      Essere in una posizione tale da avere facili contatti con l’interno del paese, per permettere ai mercanti di andare a recuperare le materie prime ovvero agli indigeni di portare le proprie “mercanzie” al luogo di scambio.

3.      Essere in una posizione facilmente difendibile, per impedire ad eventuali indigeni ostili, ovvero ad altre potenze europee di conquistare facilmente il territorio e spazzare quindi via la colonia (la quale difficilmente potrebbe ricevere rinforzi in tempi brevi).

 

Quando, nel 1651, coloni curlandesi si trovarono alla ricerca di un luogo con queste caratteristiche si imbatterono in un territorio che sembrava perfetto.

Si trattava di un’isola, facilmente difendibile e con possibilità di approdo di navi. L’elemento più interessante era la posizione di quest’isola, visto che era posta non sul mare, ma a 30 Km di distanza dalla foce del fiume Gambia. Un’isola nel fiume, quindi, perfetta per effettuare scambi commerciali con l’interno del paese.

I coloni sbarcarono e diedero a quell’isola il nome di Isola di S. Andrea.

 

Come avvenne per ogni possedimento coloniale di medio – lungo periodo, la prima operazione compiuta fu la costruzione di un forte, che permetteva la difesa della zona e che diveniva inoltre centro propulsivo dell’attività commerciale del possedimento.

Il forte, completato nello stesso anno, fu intitolato Jacob Fort, in onore del proprio Duca Jacob Kettler, finanziatore ed ideatore della spedizione.

 

L’attività commerciale si diresse principalmente verso le materie prime che la zona offriva: avorio, oro, pelli e spezie, tutti prodotti facilmente smerciabili in Europa e nell’Est in particolare.

 

La colonia dell’isola di S. Andrea, tuttavia, ebbe una durata effimera. Già nel 1659 gli Inglesi, accortisi della posizione strategica di prim’ordine, conquistarono l’isola e scacciarono i coloni lì presenti. Ribattezzarono l’isola ed il forte con il nome del Duca di York, James, nome con il quale sono entrambe oggi conosciute (l’isola è oggi patrimonio dell’umanità secondo l’UNESCO)

 

La Curlandia nelle Indie Occidentali: l’isola di Tobago

 

Si è volontariamente iniziata la trattazione dell’avventura coloniale curlandese parlando della colonia di S. Andrea, nonostante non sia la prima cronologicamente, per permettere una più coerente trattazione della principale avventura coloniale del Ducato di Curlandia: l’isola di Tobago.

 

Una prima spedizione curlandese diretta sull’isola giunse già nel 1637, quando già spedizioni simili di Spagna ed Olanda erano fallite. Così, a metà del 1637, 212 coloni curlandesi sbarcarono sull’isola ma vennero respinti dagli indigeni.

 

Un secondo tentativo fu compiuto nel 1642 quando due navi, con 300 coloni guidati dal Capitano Caroon cercarono di stabilirsi sull’isola ma un attacco dei Caribi (la popolazione locale) provocò la morte di molti coloni e la fuga dei restanti nella Guyana.

Intanto simili spedizioni inglesi, nel 1639 e nel 1642 fallirono ugualmente.

 

Finalmente nel 1654, il Duca inviò una nuova spedizione, a bordo della nave da battaglia Das Wappen der Herzogin von Kurland (nave armata con 45 cannoni), formata da 25 ufficiali, 129 soldati ed 80 famiglie di coloni.

 

Sotto il comando del capitano Willem Mollens, ribattezzarono l’isola Neu Kurland (Nuova Curlandia) e la baia dove erano sbarcati Baia di Curlandia, iniziarono la costruzione di un forte (Forte Jacob) attorno al quale sorse l’abitato di Jekaba pilseta tra le cui costruzioni si ricorda una chiesa protestante.

 

Pochi mesi dopo, tuttavia, coloni olandesi sbarcarono sull’isola, dando vita ad un proprio possedimento. Si era quindi nella paradossale situazione di due colonie poste su un’isola piccola, certamente troppo piccola per entrambi i possedimenti.

 

Intanto erano state avviate fiorenti attività commerciali che comprendevano lo smercio di zucchero, tabacco, spezie e caffè, tutti prodotti introvabili altrimenti in Europa e dei quali gli Europei iniziavano a non poter più fare a meno.

 

La presenza di due nazioni rivali sulla stessa isola peggiorò con lo sbarco, nel 1658, di 500 coloni francesi. Dal punto di vista strettamente demografico, la presenza curlandese era la minore, nonostante, l’anno precedente, altri 120 coloni si fossero uniti ai primi pionieri.

 

Tuttavia la parabola discendente del possedimento era già iniziata. Nel 1655, infatti, la Svezia aveva invaso il Ducato e nel 1658 lo stesso Duca Jacob Kettler fu preso prigioniero.

 

Gli Olandesi approfittarono della situazione, che impediva al Ducato di inviare rinforzi, e nel 1659 attaccarono il possedimento curlandese. L’11 dicembre 1659 il governatore della Nuova Curlandia, Hubert de Beveren, si arrese alle truppe olandesi che assediavano il forte Jacob.

 

Qualche speranza per il ritorno della colonia in mani baltiche si riebbe nel 1660, quando con il Trattato di Oliva (che concludeva la Seconda guerra del Nord), fu stabilito che l’isola dovesse tornare in mani curlandesi. Ma anche questa dominazione ebbe vita breve. Nel 1666, infatti, i coloni si arresero a pirati inglesi che presero possesso dell’isola.

 

Il destino dell’isola non sembrava trovare pace: nel giro di due anni cambiò altre due volte padrone: i Francesi scacciarono gli Inglesi nello stesso 1666, poi furono scacciati a loro volta dagli Olandesi che, nel 1667, presero possesso nell’isola.

Le velleità di conquista del Ducato di Curlandia non erano finite, visto che una nave curlandese cercò di sbarcare truppe e coloni nel 1668. Gli Olandesi, però, riuscirono a respingere l’invasione.

 

Fonti testimoniano come negli anni 1675 – 1683, coloni curlandesi fossero riusciti a riformare un agglomerato ed un possedimento, ma probabilmente si trattò di coloni curlandesi sottoposti al governo olandese – francese (l’isola continuò a cambiare padrone più e più volte).

 

Nel 1689 gli ultimi coloni curlandesi lasciarono definitivamente l’isola di Tobago: era la fine dei possedimenti coloniali del Ducato di Curlandia.

 

Nonostante la fine del dominio su territori d’oltremare, il Ducato di Curlandia, fino alla sua dissoluzione nel 1795, continuò a nominare un Governatore della Nuova Curlandia, in un quanto mai utopico desiderio di rivalsa e riconquista.

 

Governatori della Nuova Curlandia 1642 – 1689

 

Governatore

Periodo di governatorato

Edward Marshall

1642–1643

Cornelius Caroon

1643–1650

Adrien Lampsius

1654

Willem Mollens

1654–1655

Hubert de Beveren

1655–1658

Christopher von Kayserling

1658–1659

Conquista olandese

1659–1660

Christopher von Kayserling

1660–1677

???

1677–1680

???

1680–1689

 

Conclusione

 

L’avventura coloniale del Ducato di Curlandia fu, in definitiva, fallimentare, ma altro risultato non avrebbe potuto avere, vista la poca disponibilità umana e di materiali. La volontà di creare possedimenti coloniali c’era, soprattutto per opera del Duca Jacob  che, addirittura si dice avesse chiesto (ed ottenuto) al Papa Innocenzo X la benedizione per la colonizzazione dell’Australia, poi non concretizzatesi per motivi politici interni (le guerre con i paesi vicini), nonché la morte dello stesso Pontefice, unico sostenitore della spedizione, ma la mancanza di risorse limitò fortemente qualsiasi operazione.

 

Ultima annotazione riguarda l’attaccamento con cui i Lettoni (discendenti dei Curlandesi)  ricordano la loro passata avventura coloniale. Ogni anno, infatti, numerosi lettoni si recano sull’isola di Tobago di fronte al monumento costruito a ricordo della sfortunata e breve avventura coloniale.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA  N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]

.

.