[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 211 / LUGLIO 2025 (CCXLII)


ambiente

qualche (edificante) verità sulle auto elettriche

TRA realtà e maldicenze
di Alba Indiana

 

Le automobili elettriche sono al centro di un acceso dibattito: per alcuni rappresentano la soluzione ecologica per eccellenza, per altri una minaccia travestita da sostenibilità. Un argomento che continua a far discutere – tra articoli di giornale, post sui social e chiacchiere quotidiane – e che si alimenta di entusiasmi, illusioni e diffidenze. Ma se si mettono da parte le opinioni e si analizzano i numeri, lo scenario cambia radicalmente.


Uno dei principali punti critici sollevati dai detrattori riguarda l’impatto ambientale della produzione, in particolare quello delle batterie. È vero: la realizzazione di un’auto elettrica genera, in media, circa il 40% in più di emissioni di CO₂ rispetto a un’auto a combustione interna. Il motivo è da ricercare soprattutto nella fabbricazione delle batterie agli ioni di litio, responsabili del 30-40% delle emissioni totali del veicolo. Tuttavia, fermarsi a questa fase iniziale è un po’ come giudicare un film dai titoli di testa. Il vero confronto si gioca sul ciclo di vita del veicolo.


Secondo l’International Council on Clean Transportation, un’auto elettrica immatricolata in Europa nel 2025 emetterà, lungo l’intero arco della sua esistenza, il 73% in meno di gas serra rispetto a un’auto a benzina o diesel, considerando anche le emissioni legate alla produzione delle batterie. Un divario significativo. E se si guarda alle emissioni per chilometro, il distacco è ancora più netto: una vettura tradizionale si attesta intorno ai 250 g/km di CO₂, mentre una full electric si ferma a circa 65 g/km, o addirittura 50 g/km se alimentata solo da fonti rinnovabili. Le ibride plug-in, invece, si posizionano intorno ai 165 g/km.


La fase d’uso è decisiva. Il motore elettrico ha un rendimento superiore all’80%, contro il 20-40% dei motori a combustione, e in ambito urbano ogni chilometro percorso a zero emissioni ha un impatto diretto sulla qualità dell’aria e sulla riduzione dell’inquinamento globale. Inoltre, il “pareggio” tra le emissioni iniziali più alte e i benefici ambientali avviene prima del previsto: in Europa, tra i 17.000 e i 40.000 km, pari a meno di due o tre anni di percorrenza media, un’auto elettrica diventa più virtuosa di una termica. E da quel momento in poi, il divario si allarga ulteriormente, grazie alla progressiva decarbonizzazione della rete elettrica.


Un altro mito da sfatare è quello secondo cui “le auto elettriche inquinano quanto le altre se l’elettricità proviene dal carbone”. È vero che il mix energetico conta, ma la transizione verso le rinnovabili sta avanzando più in fretta del previsto. Oggi, oltre il 56% dell’elettricità europea proviene da fonti pulite o a basse emissioni. Secondo le stime ufficiali, questa quota salirà all’86% entro il 2045. In Italia, nel primo semestre del 2025, la quota era del 40%, in crescita costante. Paesi come Danimarca, Portogallo e Svezia hanno già superato l’80%. Di conseguenza, l’argomento “meglio la benzina se l’energia è sporca” perde consistenza: già oggi, in quasi tutta Europa, l’elettrico rimane infatti la scelta con la minore impronta di carbonio.


Le auto elettriche aiutano anche a contrastare un altro nemico spesso sottovalutato: le polveri sottili. Grazie alla frenata rigenerativa, le emissioni di particolato da usura dei freni si riducono fino all’83% rispetto ai veicoli a combustione. Anche considerando il maggiore peso, che potrebbe aumentare l’usura degli pneumatici, il bilancio complessivo resta positivo: in media, le elettriche emettono circa il 38% in meno di particolato rispetto alle auto tradizionali.


E le batterie? Anche qui vale la pena ridimensionare certe narrazioni allarmistiche che le dipingono come una bomba ecologica a fine vita. La realtà è diversa. Le normative europee prevedono che entro la fine del 2025 le batterie al litio siano riciclabili almeno al 65%, con un obiettivo del 70% entro il 2030. Inoltre, una batteria che ha esaurito il proprio ciclo automobilistico può avere una “seconda vita” come sistema di accumulo energetico stazionario, con altri 10-15 anni di utilizzo utile. Alla fine anche di questa fase, tecnologie come l’idrometallurgia e la pirometallurgia permettono di recuperare gran parte dei materiali critici, avvicinando concretamente l’obiettivo dell’economia circolare.


Restano ovviamente delle sfide: abbattere le emissioni nella produzione, accelerare la transizione energetica, rendere più trasparenti le filiere dei minerali e rafforzare le infrastrutture per il riciclo. Ma questi limiti, per quanto reali, non bastano a mettere in discussione la direzione tracciata dai dati. Le auto elettriche non sono una soluzione magica, ma oggi rappresentano lo strumento più concreto ed efficace per ridurre le emissioni climalteranti nel settore dei trasporti. A fare chiarezza non sono le opinioni, ma i numeri: freddi, ostinati, difficilmente manipolabili. E tra le strade che portano verso un futuro più pulito e silenzioso, la corsia dell’elettrico sembra non solo la più sensata, ma anche quella più battuta.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]