N. 134 - Febbraio 2019 
                          
                          (CLXV)
																						LA RICERCA DELLA FELICITÀ
																			
																			
																			
																			L'OBIETTIVO 
																			POLITICO 
																			DEL 
																			XVIII 
																			SECOLO
																			
																			
																			
																			di 
																			Marco 
																			Fossati
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			giugno 
																			1776 
																			fu 
																			redatto 
																			il 
																			testo 
																			della
																			
																			Dichiarazione 
																			d'indipendenza 
																			degli 
																			Stati 
																			Uniti 
																			d'America, approvato 
																			dal 
																			Congresso 
																			il 4 
																			luglio 
																			sancendo 
																			la 
																			nascita 
																			ufficiale 
																			della 
																			nazione 
																			americana.
																			Il 
																			documento 
																			è 
																			arcinoto 
																			soprattutto 
																			nei 
																			suoi 
																			passaggi 
																			iniziali: 
																			«Tutti 
																			gli 
																			uomini 
																			sono 
																			stati 
																			creati 
																			uguali 
																			[...] 
																			che 
																			essi 
																			sono 
																			stati 
																			dotati 
																			dal 
																			loro 
																			creatore 
																			di 
																			alcuni 
																			Diritti 
																			inalienabili, 
																			che 
																			fra 
																			questi 
																			sono 
																			la 
																			Vita, 
																			la 
																			Libertà 
																			e la 
																			ricerca 
																			della 
																			Felicità; 
																			che 
																			allo 
																			scopo 
																			di 
																			garantire 
																			questi 
																			diritti 
																			sono 
																			stati 
																			creati 
																			fra 
																			gli 
																			uomini 
																			i 
																			Governi».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			afferma 
																			in 
																			pratica 
																			il 
																			principio 
																			di 
																			uguaglianza 
																			tra 
																			gli 
																			uomini 
																			e la 
																			presenza 
																			di 
																			diritti 
																			fondamentali, 
																			inoltre, 
																			la 
																			messa 
																			in 
																			pratica 
																			(la 
																			garanzia) 
																			di 
																			tali 
																			diritti 
																			spetta 
																			ai 
																			governi 
																			ovvero 
																			all'autorità. 
																			L'elemento 
																			originale 
																			di 
																			tali 
																			passaggi 
																			che 
																			dovrebbe 
																			interessare 
																			anche 
																			ai 
																			nostri 
																			giorni 
																			è 
																			l'inserimento 
																			tra 
																			i 
																			diritti 
																			inalienabili 
																			o 
																			fondamentali 
																			dell'uomo 
																			la 
																			“ricerca 
																			della 
																			Felicità”; 
																			una 
																			ricerca 
																			che 
																			essendo 
																			teoricamente 
																			garantita 
																			dal 
																			governo 
																			apparterrebbe 
																			alla 
																			sfera 
																			politica.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Stato 
																			di 
																			appagamento 
																			avvertito 
																			interiormente 
																			e 
																			derivante 
																			da 
																			un 
																			armonico 
																			rapporto 
																			dell'individuo 
																			con 
																			se 
																			stesso 
																			e 
																			con 
																			il 
																			mondo 
																			esterno”. 
																			Questa 
																			è 
																			grosso 
																			modo 
																			la 
																			definizione 
																			del 
																			termine 
																			felicità 
																			che 
																			ai 
																			nostri 
																			giorni 
																			potremmo 
																			leggere 
																			in 
																			un 
																			dizionario.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Un 
																			concetto 
																			legato 
																			all'aspetto 
																			individuale 
																			dell'uomo 
																			quindi 
																			piuttosto 
																			sfuggente. 
																			Quello 
																			che 
																			fa 
																			felice 
																			una 
																			persona, 
																			che 
																			l'appaga, 
																			non 
																			è 
																			detto 
																			che 
																			renda 
																			felice 
																			anche 
																			altri. 
																			Qual'è 
																			pertanto 
																			il 
																			legame 
																			con 
																			il 
																			governo 
																			di 
																			uno 
																			Stato 
																			quindi 
																			con 
																			la 
																			politica?
																			 
																			
																			
																			Il 
																			XVIII 
																			secolo 
																			è 
																			un'epoca 
																			di 
																			radicali 
																			cambiamenti; 
																			è 
																			stato 
																			spesso 
																			identificato 
																			come 
																			il 
																			secolo 
																			delle 
																			rivoluzioni. 
																			Infatti 
																			si 
																			può 
																			parlare 
																			di 
																			una 
																			rivoluzione 
																			scientifica, 
																			di 
																			una 
																			rivoluzione 
																			industriale 
																			e di 
																			una 
																			agraria 
																			che 
																			si 
																			concretizzano 
																			verso 
																			la 
																			metà 
																			del 
																			secolo 
																			mentre 
																			sul 
																			finire 
																			dello 
																			stesso, 
																			appaiono 
																			le 
																			grandi 
																			rivoluzioni 
																			politiche 
																			(americana 
																			e 
																			francese).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tutto 
																			ciò 
																			comporta 
																			un 
																			drastico 
																			cambiamento 
																			a 
																			livello 
																			economico, 
																			sociale, 
																			politico 
																			e 
																			pure 
																			nell'immaginario 
																			e 
																			nella 
																			mentalità 
																			collettiva 
																			di 
																			gran 
																			parte 
																			d'Europa 
																			e 
																			del 
																			mondo. 
																			Si 
																			può 
																			parlare 
																			di 
																			una 
																			grandiosa 
																			rivoluzione 
																			culturale, 
																			con 
																			cultura 
																			intesa 
																			come 
																			espressione 
																			di 
																			tutti 
																			gli 
																			aspetti 
																			della 
																			vita 
																			umana.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Le 
																			cause 
																			di 
																			tali 
																			cambiamenti 
																			furono 
																			numerose 
																			e in 
																			molti 
																			casi 
																			frutto 
																			di 
																			processi 
																			molto 
																			lunghi. 
																			Essenziale 
																			fu 
																			anche 
																			la 
																			diffusione 
																			di 
																			correnti 
																			di 
																			pensiero 
																			che 
																			conferivano 
																			valore 
																			assoluto 
																			all'intelletto 
																			e 
																			alle 
																			capacità 
																			dell'uomo, 
																			elevando 
																			la 
																			ragione 
																			a 
																			strumento 
																			principale 
																			per 
																			interpretare 
																			la 
																			realtà 
																			e di 
																			conseguenza 
																			migliorare 
																			la 
																			condizione 
																			umana 
																			a 
																			tutti 
																			i 
																			livelli. 
																			Ovvero 
																			il 
																			movimento 
																			culturale 
																			denominato 
																			Illuminismo 
																			(sia 
																			causa 
																			che 
																			effetto 
																			di 
																			tali 
																			cambiamenti) 
																			proprio 
																			perché 
																			si 
																			prometteva 
																			di 
																			rischiarare, 
																			con 
																			il 
																			“lume 
																			della 
																			ragione”, 
																			le 
																			tenebre 
																			in 
																			cui 
																			viveva 
																			l'uomo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			una 
																			ormai 
																			celebre 
																			frase, 
																			tratta 
																			dall'articolo-saggio
																			
																			Risposta 
																			alla 
																			domanda 
																			cos'è 
																			l'Illuminismo
																			
																			(1784), 
																			il 
																			filosofo 
																			tedesco 
																			Immanuel 
																			Kant, 
																			sintetizzava: 
																			«L'Illuminismo 
																			è 
																			l'uscita 
																			dell'uomo 
																			dallo 
																			stato 
																			di 
																			minorità 
																			[...] 
																			minorità 
																			è 
																			l'incapacità 
																			di 
																			valersi 
																			del 
																			proprio 
																			intelletto 
																			senza 
																			la 
																			guida 
																			di 
																			un 
																			altro 
																			[...]
																			
																			Sapere 
																			Aude! 
																			Abbi 
																			il 
																			coraggio 
																			di 
																			servirti 
																			della 
																			propria 
																			intelligenza».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Pur 
																			con 
																			posizioni 
																			e 
																			orientamenti 
																			diversi 
																			tutti 
																			gli 
																			illuministi 
																			si 
																			prefiggevano 
																			di 
																			creare 
																			un 
																			mondo 
																			migliore 
																			rispetto 
																			ai 
																			secoli 
																			precedenti. 
																			A 
																			differenza 
																			degli 
																			umanisti 
																			del 
																			periodo 
																			rinascimentale, 
																			gli 
																			intellettuali 
																			del 
																			XVIII 
																			secolo 
																			non 
																			si 
																			limitavano 
																			a 
																			far 
																			rivivere 
																			il 
																			passato, 
																			a 
																			mitizzarlo, 
																			questo 
																			era 
																			solo 
																			un 
																			punto 
																			di 
																			partenza.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Essi 
																			erano 
																			convinti 
																			(con 
																			tutti 
																			i 
																			cambiamenti 
																			scientifici 
																			e 
																			sociali 
																			a 
																			cui 
																			stavano 
																			assistendo) 
																			di 
																			essere 
																			in 
																			un'epoca 
																			che 
																			avrebbe 
																			di 
																			gran 
																			lunga 
																			superato 
																			tutte 
																			le 
																			precedenti 
																			pertanto 
																			la 
																			loro 
																			opera 
																			si 
																			rivolgeva 
																			al 
																			futuro. 
																			Si 
																			può 
																			affermare 
																			che 
																			nel 
																			XVIII 
																			secolo 
																			nasce 
																			l'idea 
																			di 
																			progresso. 
																			Un 
																			progresso 
																			del 
																			pensiero 
																			che 
																			non 
																			si 
																			limitava 
																			ad 
																			essere 
																			solo 
																			teorico; 
																			doveva 
																			riflettersi 
																			nella 
																			società 
																			con 
																			effetti 
																			pratici.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Il 
																			filosofo 
																			scozzese 
																			David 
																			Hume 
																			nei 
																			trattati,
																			
																			Ricerca 
																			sull'intelletto 
																			umano
																			
																			e 
																			Ricerca 
																			sui 
																			principi 
																			della 
																			morale, 
																			scritti 
																			tra 
																			il 
																			1745 
																			e il 
																			1751,
																			
																			affermava: 
																			«Date 
																			ascolto 
																			alla 
																			vostra 
																			passione 
																			per 
																			la 
																			scienza 
																			dice 
																			la 
																			natura, 
																			ma 
																			cercate 
																			che 
																			la 
																			vostra 
																			scienza 
																			sia 
																			umana 
																			e 
																			tale 
																			che 
																			possa 
																			avere 
																			un 
																			legame 
																			diretto 
																			con 
																			l'azione 
																			e 
																			con 
																			la 
																			società 
																			[…] 
																			Sii 
																			filosofo, 
																			ma 
																			in 
																			mezzo 
																			a 
																			tutta 
																			la 
																			tua 
																			filosofia 
																			resta 
																			pur 
																			tuttavia 
																			un 
																			uomo. 
																			[…] 
																			La 
																			stabilità 
																			dei 
																			governi 
																			moderni 
																			rispetto 
																			agli 
																			antichi 
																			e il 
																			rigore 
																			della 
																			filosofia 
																			moderna 
																			hanno 
																			progredito 
																			e 
																			probabilmente 
																			progrediranno 
																			ancora».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Mentre 
																			lo 
																			scrittore 
																			tedesco 
																			Christoph 
																			Martin 
																			Wieland 
																			(1733-1813), 
																			elencava 
																			gli 
																			ambiti 
																			nei 
																			quali 
																			bisognava 
																			apportare 
																			novità: 
																			«finanza 
																			pubblica, 
																			alla 
																			politica, 
																			alla 
																			costituzione 
																			civile 
																			ed a 
																			quella 
																			militare, 
																			alla 
																			religione, 
																			ai 
																			costumi, 
																			all'educazione 
																			pubblica, 
																			alle 
																			scienze 
																			e 
																			alle 
																			arti, 
																			ai 
																			mestieri, 
																			all'agricoltura 
																			[...] 
																			si 
																			spanda 
																			un 
																			po' 
																			di 
																			luce 
																			[…] 
																			per 
																			ogni 
																			dove 
																			nella 
																			nostra 
																			Patria 
																			comune».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Non 
																			sorprende 
																			osservare 
																			molti 
																			intellettuali 
																			settecenteschi 
																			impegnati 
																			a 
																			proporre 
																			riforme 
																			riguardanti 
																			i 
																			più 
																			svariati 
																			settori 
																			della 
																			società. 
																			Tra 
																			le 
																			proposte 
																			che 
																			riscontrarono 
																			maggiore 
																			popolarità 
																			vi 
																			fu 
																			sicuramente 
																			quella 
																			di 
																			Cesare 
																			Beccaria; 
																			nel 
																			trattato
																			
																			Dei 
																			delitti 
																			e 
																			delle 
																			pene
																			
																			(1763) 
																			auspicava 
																			il 
																			rinnovamento 
																			dell'apparato 
																			giuridico 
																			e 
																			coercitivo 
																			degli 
																			Stati 
																			con 
																			l'abolizione 
																			della 
																			pena 
																			di 
																			morte, 
																			della 
																			tortura 
																			e 
																			l'introduzione 
																			del 
																			concetto 
																			di 
																			pena 
																			socialmente 
																			utile.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sempre 
																			in 
																			Italia 
																			si 
																			può 
																			citare 
																			l'erudito 
																			Ludovico 
																			Antonio 
																			Muratori, 
																			che 
																			proponeva 
																			un 
																			programma 
																			di 
																			sanità 
																			pubblica 
																			nel 
																			saggio
																			
																			Del 
																			governo 
																			della 
																			peste, 
																			del 
																			1714. 
																			In 
																			Francia 
																			l'economista 
																			Anne 
																			Robert 
																			J. 
																			Turgot, 
																			nelle
																			
																			Reflexions 
																			sur 
																			la 
																			formation 
																			et 
																			la 
																			distribution 
																			des 
																			richesses
																			
																			(1766), 
																			esponeva 
																			nuovi 
																			concetti 
																			di 
																			politica 
																			economica; 
																			della 
																			stessa 
																			materia 
																			era 
																			il 
																			fondamentale 
																			testo:
																			
																			Ricerca 
																			sulla 
																			natura 
																			e le 
																			cause 
																			della 
																			ricchezza 
																			delle 
																			nazioni 
																			(1776), 
																			scritto 
																			dello 
																			scozzese 
																			Adam 
																			Smith.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Si 
																			possono 
																			ricordare 
																			anche 
																			opere 
																			minori 
																			che 
																			promuovevano 
																			però 
																			istanze 
																			importanti; 
																			Christian 
																			Wilhelm 
																			Dohm, 
																			funzionario 
																			prussiano, 
																			nel 
																			saggio
																			
																			Über 
																			die 
																			bürgerliche 
																			Verbesserung 
																			der 
																			Juden 
																			(1781), 
																			espone 
																			la 
																			precaria 
																			condizione 
																			della 
																			comunità 
																			ebraica 
																			tedesca 
																			e ne 
																			sollecita 
																			l'emancipazione 
																			civile 
																			mentre, 
																			il 
																			filosofo 
																			e 
																			matematico 
																			francese 
																			Condorcet, 
																			proponeva 
																			il 
																			miglioramento 
																			della 
																			situazione 
																			femminile 
																			prospettando 
																			la 
																			piena 
																			uguaglianza 
																			di 
																			genere, 
																			sia 
																			nel 
																			campo 
																			privato 
																			che 
																			in 
																			quello 
																			politico 
																			(Sur 
																			l'admission 
																			des 
																			femmes 
																			au 
																			droit 
																			de 
																			cité,
																			
																			1788).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Tutto 
																			ciò 
																			interagiva 
																			con 
																			il 
																			complesso 
																			di 
																			mutamenti 
																			economico 
																			sociali 
																			ai 
																			quali 
																			si è 
																			sopra 
																			accennato, 
																			spingendo 
																			le 
																			autorità 
																			dell'epoca 
																			ovvero 
																			numerosi 
																			sovrani, 
																			ad 
																			essere 
																			protagonisti 
																			di 
																			una 
																			serie 
																			di 
																			politiche 
																			innovative. 
																			Bisogna 
																			tenere 
																			presente 
																			che 
																			tra 
																			XVII 
																			e 
																			XVIII 
																			secolo 
																			i 
																			vari 
																			Stati 
																			iniziano 
																			ad 
																			assolvere 
																			sempre 
																			più 
																			funzioni 
																			assumendo 
																			le 
																			caratteristiche 
																			dello 
																			“Stato 
																			moderno” 
																			(anticamera 
																			di 
																			quello 
																			contemporaneo) 
																			e 
																			numerose 
																			riforme 
																			nascono 
																			proprio 
																			dalle 
																			nuove 
																			esigenze 
																			amministrative; 
																			dotare 
																			gli 
																			organi 
																			statali 
																			di 
																			strutture 
																			più 
																			efficienti 
																			come 
																			la 
																			creazione 
																			di 
																			nuovi 
																			ministeri 
																			o 
																			dipartimenti 
																			e 
																			soprattutto 
																			realizzare 
																			profonde 
																			riorganizzazioni 
																			dei 
																			sistemi 
																			legislativo 
																			e 
																			fiscale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			D'altra 
																			parte 
																			altrettante 
																			riforme 
																			erano 
																			dettate 
																			proprio 
																			dalle 
																			nuove 
																			correnti 
																			di 
																			pensiero 
																			che 
																			influenzavano 
																			la 
																			sensibilità 
																			collettiva, 
																			inserendo 
																			tra 
																			i 
																			compiti 
																			dell'amministrazione 
																			pubblica 
																			e 
																			pertanto 
																			dell'autorità, 
																			il 
																			benessere 
																			dei 
																			cittadini 
																			o, 
																			detto 
																			in 
																			termini 
																			più 
																			attuali, 
																			il 
																			miglioramento 
																			della 
																			qualità 
																			della 
																			vita 
																			della 
																			popolazione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			livello 
																			politico 
																			prese 
																			corpo 
																			quella 
																			che 
																			è 
																			stata 
																			definita 
																			dagli 
																			storici, 
																			“una 
																			comune 
																			volontà 
																			di 
																			riforma”, 
																			che 
																			si 
																			diffonderà 
																			in 
																			Europa 
																			(e 
																			di 
																			conseguenza 
																			nelle 
																			colonie 
																			americane) 
																			per 
																			alcuni 
																			decenni. 
																			Concludendosi 
																			poi 
																			con 
																			la 
																			rivoluzione 
																			francese 
																			in 
																			cui 
																			il 
																			concetto 
																			di 
																			riforma 
																			verrà 
																			portato 
																			al 
																			parossismo.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Ad 
																			esempio, 
																			una 
																			particolare 
																			attenzione 
																			venne 
																			posta 
																			all'istruzione 
																			pubblica. 
																			Nel 
																			1763 
																			in 
																			Prussia, 
																			Federico 
																			II 
																			emette 
																			il
																			
																			Regolamento 
																			scolastico 
																			per 
																			la 
																			campagna, 
																			nel 
																			quale 
																			si 
																			decreta 
																			l'obbligatorietà 
																			dell'istruzione 
																			elementare. 
																			Provvedimenti 
																			analoghi 
																			vengono 
																			presi 
																			nel 
																			decennio 
																			successivo 
																			nei 
																			domini 
																			asburgici, 
																			mentre 
																			nella 
																			Russia 
																			di 
																			Caterina 
																			II 
																			(regnante 
																			dal 
																			1762 
																			al 
																			1796) 
																			si 
																			avvia 
																			un 
																			progetto 
																			per 
																			l'istruzione 
																			primaria 
																			gratuito. 
																			Altro 
																			settore 
																			oggetto 
																			di 
																			riforme 
																			fu 
																			quello 
																			giuridico.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			L'imperatore 
																			Giuseppe 
																			II 
																			d'Asburgo, 
																			introdusse 
																			nel 
																			1788 
																			un 
																			nuovo 
																			codice 
																			penale 
																			in 
																			cui 
																			era 
																			abolita 
																			la 
																			tortura 
																			e 
																			fortemente 
																			ridotti 
																			i 
																			casi 
																			punibili 
																			con 
																			la 
																			pena 
																			di 
																			morte, 
																			erano 
																			inoltre 
																			previsti 
																			sia 
																			il 
																			matrimonio 
																			civile 
																			che 
																			la 
																			libertà 
																			di 
																			stampa. 
																			Già 
																			due 
																			anni 
																			prima 
																			nel 
																			Granducato 
																			di 
																			Toscana, 
																			governato 
																			dal 
																			fratello 
																			di 
																			Giuseppe 
																			II, 
																			Pietro 
																			Leopoldo, 
																			erano 
																			state 
																			soppresse 
																			sia 
																			tortura 
																			che 
																			pena 
																			di 
																			morte 
																			(Codice 
																			leopoldino). 
																			Sempre 
																			nei 
																			domini 
																			asburgici 
																			agli 
																			inizi 
																			degli 
																			anni 
																			Ottanta, 
																			si 
																			tentò 
																			di 
																			abolire 
																			le 
																			servitù 
																			personali 
																			dei 
																			contadini 
																			ma 
																			la 
																			forte 
																			resistenza 
																			della 
																			classe 
																			nobiliare 
																			comportò 
																			una 
																			drastica 
																			limitazione 
																			del 
																			progetto.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Numerosi 
																			e 
																			comuni 
																			un 
																			po' 
																			a 
																			tutti 
																			gli 
																			Stati 
																			furono 
																			poi 
																			i 
																			propositi 
																			di 
																			riforma 
																			dei 
																			settori 
																			economico 
																			e 
																			finanziario; 
																			dalle 
																			liberalizzazioni 
																			dei 
																			commerci 
																			(una 
																			delle 
																			prime 
																			leggi 
																			in 
																			tal 
																			senso 
																			è 
																			quella 
																			che 
																			riguarda 
																			il 
																			mercato 
																			interno 
																			del 
																			grano 
																			nel 
																			Granducato 
																			di 
																			Toscana, 
																			1767), 
																			all'introduzione 
																			di 
																			sistemi 
																			di 
																			tassazione 
																			più 
																			equi: 
																			dall'Editto 
																			di 
																			perequazione
																			
																			(1731) 
																			nei 
																			territori 
																			sabaudi, 
																			all'introduzione 
																			dei 
																			catasti 
																			in 
																			Spagna 
																			e 
																			nel 
																			Regno 
																			di 
																			Napoli 
																			intorno 
																			alla 
																			metà 
																			del 
																			secolo. 
																			Comunque, 
																			anche 
																			tali 
																			riforme 
																			incontrarono 
																			numerosi 
																			ostacoli 
																			dovuti 
																			alla 
																			difesa 
																			di 
																			particolari 
																			prerogative 
																			e 
																			antichi 
																			privilegi 
																			da 
																			parte 
																			dei 
																			nobili, 
																			delle 
																			comunità 
																			locali, 
																			dei 
																			parlamenti 
																			e 
																			degli 
																			organi 
																			ecclesiastici.
																			
																			 
																			
																			
																			È' 
																			proprio 
																			in 
																			questo 
																			contesto 
																			che 
																			il 
																			concetto 
																			di 
																			felicità 
																			assume 
																			contorni 
																			particolari. 
																			Esso 
																			non 
																			è o 
																			non 
																			è 
																			solo, 
																			confinato 
																			all'aspetto 
																			individuale 
																			ma è 
																			sempre 
																			più 
																			legato 
																			al 
																			benessere 
																			della 
																			comunità 
																			(felicità 
																			pubblica) 
																			e 
																			pertanto 
																			tema 
																			politico; 
																			conseguenza 
																			della 
																			forte 
																			pressione 
																			del 
																			movimento 
																			intellettuale.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Già 
																			Montesquieu 
																			nello
																			
																			Spirito 
																			delle 
																			leggi
																			
																			(1748), 
																			una 
																			delle 
																			opere 
																			che 
																			influenzarono 
																			maggiormente 
																			il 
																			pensiero 
																			politico 
																			settecentesco, 
																			afferma: 
																			«Una 
																			Repubblica 
																			composta 
																			di 
																			persone 
																			felici, 
																			sarà 
																			felice». 
																			Muratori, 
																			nel 
																			trattato
																			
																			Della 
																			pubblica 
																			felicità 
																			(1748), 
																			espone 
																			un 
																			vasto 
																			programma 
																			di 
																			riforme 
																			amministrative 
																			che 
																			ha 
																			come 
																			fine 
																			il 
																			benessere 
																			collettivo: 
																			«Noi 
																			dunque 
																			per 
																			pubblica 
																			felicità 
																			altro 
																			non 
																			intendiamo 
																			se 
																			non 
																			quella 
																			pace 
																			e 
																			tranquillità 
																			che 
																			un 
																			saggio 
																			e 
																			amorevole 
																			principe, 
																			o 
																			ministero, 
																			si 
																			studia 
																			di 
																			far 
																			godere, 
																			per 
																			quanto 
																			può, 
																			al 
																			popolo 
																			suo 
																			[...] 
																			con 
																			fare 
																			che 
																			siano 
																			non 
																			solo 
																			in 
																			salvo, 
																			ma 
																			in 
																			pace, 
																			la 
																			vita, 
																			l'onore, 
																			e le 
																			sostanze 
																			di 
																			qualsivoglia 
																			de' 
																			sudditi; 
																			mercè 
																			di 
																			un 
																			esatta 
																			giustizia 
																			[…] 
																			procacciare 
																			al 
																			popolo 
																			qualunque 
																			comodo 
																			vantaggio 
																			e 
																			bene 
																			che 
																			sia 
																			in 
																			mano 
																			sua».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Sul 
																			piano 
																			della 
																			teoria 
																			si 
																			può 
																			ricordare 
																			il 
																			filosofo 
																			francese 
																			Claude 
																			Adrien 
																			Helvétius 
																			il 
																			quale, 
																			nel 
																			libro
																			
																			Lo 
																			spirito 
																			del 
																			1758, 
																			scrive: 
																			«Per 
																			virtù 
																			si 
																			deve 
																			intendere 
																			soltanto 
																			il 
																			desiderio 
																			di 
																			felicità 
																			generale; 
																			di 
																			conseguenza, 
																			oggetto 
																			della 
																			virtù 
																			è il 
																			bene 
																			pubblico 
																			[...] 
																			la 
																			virtù 
																			non 
																			è 
																			altro 
																			che 
																			il 
																			desiderio 
																			di 
																			felicità 
																			degli 
																			uomini: 
																			perciò 
																			la 
																			probità, 
																			la 
																			quale 
																			è la 
																			virtù 
																			messa 
																			in 
																			azione, 
																			coincide 
																			presso 
																			tutti 
																			i 
																			popoli, 
																			e 
																			sotto 
																			qualsiasi 
																			governo, 
																			con 
																			l'abitudine 
																			delle 
																			azioni 
																			utili 
																			alla 
																			nazione».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Mentre, 
																			nel
																			
																			Sistema 
																			sociale
																			
																			(1773), 
																			il 
																			filosofo 
																			franco 
																			tedesco 
																			D'Holbach 
																			afferma: 
																			«La 
																			felicità 
																			non 
																			è 
																			altro 
																			che 
																			il 
																			piacere 
																			continuato. 
																			[...] 
																			Per 
																			provare 
																			la 
																			felicità 
																			occorre 
																			esistere: 
																			pertanto 
																			l'uomo 
																			deve 
																			cercare, 
																			per 
																			sua 
																			natura, 
																			di 
																			conservarsi 
																			e di 
																			fuggire 
																			tutto 
																			quanto 
																			potrebbe 
																			nuocere 
																			alla 
																			sua 
																			esistenza 
																			o 
																			trasformarla 
																			in 
																			una 
																			pena». 
																			Quindi 
																			arriva 
																			alla 
																			conclusione, 
																			che 
																			potremmo 
																			definire 
																			un 
																			fondamento 
																			teorico 
																			della 
																			società 
																			settecentesca 
																			e di 
																			conseguenza 
																			della 
																			sua 
																			politica: 
																			«Se 
																			ogni 
																			uomo 
																			tende 
																			alla 
																			felicità, 
																			ogni 
																			società 
																			si 
																			propone 
																			lo 
																			stesso 
																			fine: 
																			l'uomo 
																			vive 
																			in 
																			società 
																			per 
																			essere 
																			felice. 
																			Perciò 
																			la 
																			società 
																			è un 
																			insieme 
																			di 
																			uomini 
																			riuniti 
																			dai 
																			loro 
																			bisogni, 
																			per 
																			lavorare 
																			di 
																			comune 
																			accordo 
																			alla 
																			propria 
																			conservazione 
																			e 
																			alla 
																			propria 
																			comune 
																			felicità».
																			
																			 
																			
																			
																			Ecco 
																			che 
																			quelle 
																			parole 
																			“ricerca 
																			della 
																			felicità” 
																			nella
																			
																			Dichiarazione 
																			d'indipendenza 
																			americana 
																			non 
																			erano 
																			casuali 
																			ma 
																			avevano 
																			un 
																			preciso 
																			significato 
																			e, 
																			se 
																			le 
																			osserviamo 
																			con 
																			gli 
																			occhi 
																			degli 
																			uomini 
																			del 
																			Settecento 
																			(almeno 
																			di 
																			una 
																			parte 
																			di 
																			essi), 
																			neppure 
																			troppo 
																			originali.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			“Greatest 
																			happiness 
																			of 
																			the 
																			greatest 
																			number”, 
																			ovvero 
																			la 
																			massima 
																			felicità 
																			per 
																			il 
																			maggior 
																			numero 
																			di 
																			persone, 
																			frase 
																			che 
																			riassumeva 
																			l'obiettivo 
																			del 
																			XVIII 
																			secolo 
																			e 
																			resa 
																			popolare 
																			dal 
																			giurista 
																			ed 
																			economista 
																			inglese 
																			Jeremy 
																			Bentham, 
																			nel 
																			1788.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			In 
																			realtà 
																			parole 
																			e 
																			concetto 
																			circolavano 
																			da 
																			decenni; 
																			il 
																			filosofo, 
																			anch'egli 
																			inglese, 
																			Francis 
																			Hutcheson 
																			utilizzava 
																			la 
																			stessa 
																			formula 
																			già 
																			nel 
																			1726, 
																			così 
																			come 
																			frasi 
																			simili 
																			erano 
																			utilizzate 
																			con 
																			frequenza 
																			dal 
																			gruppo 
																			di 
																			intellettuali 
																			italiani 
																			(Cesare 
																			Beccaria, 
																			Alfonso 
																			Longo, 
																			Luigi 
																			Lambertenghi, 
																			Pietro 
																			e 
																			Alessandro 
																			Verri) 
																			riunito 
																			nell'Accademia 
																			dei 
																			Pugni, 
																			(1764-1766) 
																			e 
																			pure 
																			negli 
																			scritti 
																			dello 
																			storico 
																			e 
																			filosofo 
																			svizzero 
																			Isaak 
																			Iselin 
																			(1728-1782).
																			
																			
																			 
																			
																			
																			E 
																			che 
																			la 
																			felicità 
																			e il 
																			modo 
																			di 
																			realizzarla 
																			fossero 
																			temi 
																			strettamente 
																			legati 
																			alla 
																			politica 
																			settecentesca 
																			lo 
																			dimostrano 
																			le 
																			parole 
																			di 
																			uno 
																			dei 
																			protagonisti 
																			principali 
																			della 
																			rivoluzione 
																			francese; 
																			Louis 
																			A.L. 
																			Saint 
																			Just 
																			(1767-1794), 
																			appartenente 
																			al 
																			partito 
																			giacobino 
																			e 
																			membro 
																			del 
																			comitato 
																			di 
																			salute 
																			pubblica, 
																			nonché 
																			teorico 
																			del 
																			governo 
																			rivoluzionario 
																			e 
																			del 
																			Terrore, 
																			circa 
																			il 
																			termine 
																			e 
																			quindi 
																			il 
																			fine 
																			ultimo 
																			della 
																			Rivoluzione, 
																			affermava: 
																			“arrestarsi 
																			alla 
																			perfezione 
																			della 
																			felicità 
																			e 
																			della 
																			libertà 
																			pubblica”.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			A 
																			dire 
																			il 
																			vero 
																			il 
																			tema 
																			della 
																			felicità 
																			non 
																			nasce 
																			nel 
																			Settecento, 
																			esso 
																			era 
																			ampiamente 
																			dibattuto 
																			già 
																			nell'antichità. 
																			Nel 
																			libro 
																			X 
																			dell'Etica 
																			Nicomachea, 
																			Aristotele 
																			(384-322 
																			a.C.) 
																			la 
																			pone 
																			come 
																			fine 
																			di 
																			tutte 
																			le 
																			azioni 
																			umane 
																			e 
																			pertanto 
																			lega 
																			il 
																			concetto 
																			alla 
																			vita 
																			sociale 
																			dell'uomo, 
																			quindi 
																			alla 
																			politica. 
																			Ovviamente 
																			Aristotele 
																			aveva 
																			come 
																			riferimento 
																			la 
																			società 
																			organizzata 
																			nella
																			
																			polis 
																			(la 
																			città-stato 
																			della 
																			Grecia 
																			antica) 
																			e in 
																			un'altra 
																			sua 
																			opera,
																			
																			Politica, 
																			afferma: 
																			«La 
																			città 
																			non 
																			si 
																			costituisce 
																			semplicemente 
																			perchè 
																			i 
																			suoi 
																			membri 
																			possano 
																			vivere, 
																			ma 
																			perchè 
																			possano 
																			vivere 
																			bene 
																			[…] 
																			si 
																			ritiene 
																			evidente 
																			che, 
																			di 
																			necessità, 
																			la 
																			migliore 
																			costituzione 
																			è 
																			costituita 
																			da 
																			quell'ordinamento 
																			che 
																			permette 
																			a 
																			chiunque 
																			di 
																			praticare 
																			le 
																			azioni 
																			migliori 
																			e di 
																			vivere 
																			felicemente».
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Come 
																			è 
																			noto 
																			il 
																			pensiero 
																			greco 
																			influenzerà 
																			anche 
																			il 
																			mondo 
																			romano 
																			dove 
																			verrà 
																			sviluppato 
																			un 
																			alto 
																			senso 
																			del 
																			bene 
																			pubblico 
																			e di 
																			conseguenza 
																			delle 
																			leggi 
																			che 
																			tutelavano 
																			i 
																			cittadini 
																			in 
																			molti 
																			aspetti 
																			della 
																			loro 
																			vita. 
																			Ma 
																			dobbiamo 
																			ricordare 
																			che 
																			sia 
																			le
																			
																			polis 
																			greche 
																			che 
																			la 
																			Roma 
																			antica 
																			erano 
																			società 
																			elitarie, 
																			dove 
																			la 
																			politica 
																			era 
																			circoscritta 
																			ai 
																			gruppi 
																			che 
																			detenevano 
																			il 
																			potere; 
																			il 
																			benessere 
																			dell'intera 
																			popolazione 
																			era 
																			scarsamente 
																			considerato.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Successivamente, 
																			con 
																			la 
																			diffusione 
																			del 
																			pensiero 
																			cristiano, 
																			si 
																			definiscono 
																			due 
																			realtà 
																			separate 
																			quella 
																			spirituale 
																			e 
																			quella 
																			temporale 
																			che 
																			passa 
																			però 
																			in 
																			secondo 
																			piano. 
																			Ovvero 
																			si 
																			privilegia 
																			la 
																			dimensione 
																			interiore 
																			e 
																			individuale 
																			dell'uomo 
																			(quindi 
																			il 
																			rapporto 
																			con 
																			Dio 
																			e la 
																			religione) 
																			rispetto 
																			a 
																			quella 
																			sociale. 
																			La 
																			società 
																			e di 
																			conseguenza 
																			la 
																			politica, 
																			non 
																			ha 
																			più 
																			contatti 
																			con 
																			la 
																			sfera 
																			spirituale. 
																			Pertanto, 
																			un 
																			concetto 
																			come 
																			quello 
																			di 
																			felicità 
																			perde 
																			il 
																			suo 
																			legame 
																			con 
																			la 
																			comunità; 
																			a 
																			maggior 
																			ragione 
																			se 
																			si 
																			considera 
																			che 
																			la 
																			vera 
																			felicità, 
																			per 
																			il 
																			cristiano, 
																			si 
																			raggiunge 
																			in 
																			una 
																			dimensione 
																			ultraterrena.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Nel 
																			corso 
																			dei 
																			secoli 
																			tali 
																			concezioni 
																			verranno 
																			sensibilmente 
																			mitigate 
																			ma 
																			si 
																			può 
																			affermare 
																			che 
																			solo 
																			nel 
																			XVIII 
																			secolo 
																			si 
																			tornerà 
																			a 
																			legare 
																			insieme 
																			l'aspetto 
																			individuale 
																			dell'uomo 
																			a 
																			quello 
																			della 
																			comunità 
																			in 
																			cui 
																			vive. 
																			A 
																			differenza 
																			dell'antichità 
																			il 
																			pensiero 
																			settecentesco 
																			ha 
																			un 
																			concetto 
																			di 
																			società 
																			molto 
																			più 
																			ampio; 
																			esso 
																			comprende 
																			tutta 
																			l'umanità. 
																			Inoltre 
																			non 
																			ci 
																			si 
																			limita 
																			alla 
																			pura 
																			speculazione 
																			teorica 
																			ma 
																			si 
																			cerca 
																			in 
																			ogni 
																			modo 
																			di 
																			influenzare 
																			l'azione 
																			politica 
																			del 
																			tempo.
																			 
																			
																			 La 
																			cosiddetta 
																			“ricerca 
																			della 
																			felicità” 
																			ne è 
																			una 
																			prova. 
																			Tale 
																			concetto, 
																			appare 
																			in 
																			forma 
																			implicita 
																			nelle 
																			numerose 
																			riforme 
																			che 
																			hanno 
																			interessato 
																			quasi 
																			tutti 
																			gli 
																			stati 
																			europei, 
																			sotto 
																			forma 
																			di 
																			ricerca 
																			del 
																			benessere 
																			collettivo 
																			(la 
																			felicità 
																			pubblica). 
																			Quindi 
																			in 
																			maniera 
																			esplicita 
																			riemerge 
																			durante 
																			il 
																			periodo 
																			rivoluzionario, 
																			addirittura 
																			messo 
																			nero 
																			su 
																			bianco 
																			nella 
																			costituzione 
																			di 
																			una 
																			nazione.
																			
																			
																			 
																			
																			
																			Pare 
																			evidente, 
																			che 
																			tutto 
																			ciò 
																			sia 
																			un 
																			esempio 
																			eclatante 
																			del 
																			fatto 
																			che 
																			in 
																			nessun 
																			altro 
																			periodo 
																			della 
																			Storia 
																			come 
																			nel 
																			Settecento, 
																			non 
																			solo 
																			si è 
																			cercato 
																			di 
																			pensare 
																			un 
																			mondo 
																			migliore 
																			ma, 
																			al 
																			di 
																			là 
																			dei 
																			risultati 
																			spesso 
																			contraddittori, 
																			si è 
																			tentato 
																			anche 
																			di 
																			realizzarlo.
																			
																			
																			
																			 
																			
																			 
																			
																			
																			
																			Riferimenti 
																			bibliografici:
																			 
																			
																			
																			IM 
																			HOF, 
																			Ulrich,
																			
																			L'Europa 
																			dell'Illuminismo, 
																			Roma-Bari, 
																			Ed. 
																			Laterza, 
																			1993.
																							
																							
																			 
																			
																			
																			