.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


.

ambiente


N. 96 - Dicembre 2015 (CXXVII)

AMBIENTE FRA STORIA ARTE E POLITICA 
FEDERICO, URBINO E IL MONTEFELTRO

di Monica Vargiu

 

Quando al ministro Dario Franceschini venne conferito l'incarico di guidare il dicastero dei Beni Culturali e del Turismo di via del Collegio Romano, le sue prime parole rivolte ai giornalisti furono: "Sarà una rivoluzione, i Beni Culturali e il Turismo, nella sua globalità, saranno la prima voce del PIL nazionale".

 

In effetti, considerando l'immenso patrimonio storico, artistico e ambientale del nostro paese, il nostro vero petrolio, questa dichiarazione d'intenti, pronunciata con veemenza e non senza un pizzico di emozione ha determinato, pur fra mille difficoltà, un vero e proprio cambio di marcia. Volendo stimare queste parole in un'ottica positiva e proattiva, si evince la ferma e concreta determinazione a scuotere dalle fondamenta un sistema troppo statico e improduttivo, che per troppo tempo ha disatteso aspettative e risultati se commisurati alla reale portata del patrimonio a disposizione.

Il Montefeltro, con la sua indiscutibile bellezza e la sua variegata unicità (Urbino, già sito Unesco dal 1998, dovrebbe essere la capitale ideale, per il suo vulcanico assessore alla cultura Vittorio Sgarbi), potrebbe rappresentare uno dei tanti "banchi di prova", per mettere a frutto la globalità di intenti del ministro Franceschini, una delle tante sfide da affrontare e vincere, per valorizzare al massimo e dispiegare in maniera fattiva, il nostro potenziale.

 

Parliamo di un territorio crocevia di importanti sistemi viari, che si estende in una posizione strategica della penisola, una vera e propria regione storica che si sviluppa fra Marche, Emilia Romagna e Toscana e che nei secoli ha svolto la tacita funzione di "cerniera" fra i vari stati, svolgendo perciò un ruolo geograficamente e politicamente importantissimo.

 

In esso confluiscono dunque le caratteristiche geografiche di tre regioni differenti, che sommandosi e integrandosi tra loro, danno vita a un paesaggio unitario estremamente affascinante e composito. La sua costituzione territoriale è caratterizzata principalmente da monti e vallate e a tratti, da ripidi strapiombi, scenari ideali per le tante strutture fortificate, costituite da rocche e castelli e per ampie aree protette e ricche di lussureggiante vegetazione e fauna autoctona.

 

Zona d'italia ricca di attività agricole e forestali nonchè di tradizioni popolari che si sono sviluppate nel corso dei secoli, questo territorio ha saputo perfettamente interpretare le proprie peculiarità geografiche, sviluppando e ottimizzando la propria unicità. L'intervento dell'uomo è ben visibile e leggibile attraverso le diverse epoche storiche, ma la costante è determinata da un'azione sempre rispettosa e quasi deferente verso una natura così generosa e ricca, che ha saputo fare da contraltare ed esaltare le tante strutture architettoniche e le tante testimonianze artistiche presenti sul territorio.

 

Questa splendida parte del nostro paese, ha dato un notevole contributo alla storia dell'arte italiana e non solo e lega indissolubilmente il suo nome alla grande figura del duca di Urbino Federico da Montefeltro, uomo illuminato di raffinatissima cultura, abile politico e valente stratega.

 

Per comprendere a fondo l'evoluzione storica e artistica del Montefeltro non si può dunque prescindere dalla figura di Federico, da questo grande interprete della storia moderna, che seppe come pochi valorizzare enormemente il territorio, conferendogli con lungimiranza e intelligenza, un prestigio politico e artistico di notevole spessore.

Egli sviluppò, nell'accezione più ampia del termine, quello spirito di profondo rinnovamento che permeò il periodo rinascimentale, conferendo alla bellezza e all'armonia una vera e propria valenza etica e spirituale e non solo estetica.

Ogni cosa è da intendersi dunque commisurata all'uomo, che proprio per questo acquisisce un ruolo e una dignità centrale, diventa protagonista consapevole delle proprie azioni in relazione al tutto e, il principe-signore incarna completamente questa rinnovata identità sociale, declinandola, attraverso un' attenta e fastosa opera di mecenatismo, con il sottile intento di produrre un riverbero di prestigio sociale senza pari.

 

La perfetta integrazione fra ambiente geografico e opere architettoniche, realizza una compenetrazione ideale fra le parti, tanto cara agli umanisti, fra costruzioni e spazi liberi, dove tutto è perfettamente integrato senza traumi, in un continuum visivo che rende complementari al massimo, paesaggi e opera dell'uomo e dove il dato estetico originale risulta "risemantizzato" e mai violato.

 

Attraverso l'arte, si compie dunque, l'opera complessa e affascinante di ammodernamento che si traduce nella pratica con la costruzione di strutture architettoniche che hanno come ideale unità di misura le esigenze dell'uomo e le sue funzioni, relazionate all'ambiente e alla sua nuova dimensione sociale.

 

Questi intenti vengono rappresentati in maniera emblematica nel Palazzo ducale di Urbino, che incarna alla perfezione il simbolo di residenza del signore e del suo prestigio e che trasforma la città, da modesta realtà rurale a capitale di un vero e proprio stato.

Furono l'intelligenza raffinata, la cultura e l'acume politico di Federico a conferire lustro e importanza a tutto il Montefeltro, trasformandolo, a tutti gli effetti, in uno dei centri propulsivi più vitali e significativi del Rinascimento Italiano. Egli comprese d'istinto che attraverso l'opera di artisti conosciuti e di valore come Leon Battista Alberti, Il Laurana e Francesco di Giorgio Martini, tanto per citarne solo alcuni, avrebbe potuto realizzare un ambizioso progetto.

 

Palazzo ducale costituisce perciò, l'opera più rappresentativa fatta realizzare da Federico, tanto che Baldassarre Castiglione, nel suo "Cortegiano", lo definisce "una città in forma di palazzo".

 

Fu Maso di Bartolomeo nel 1445 a congiungere attraverso una struttura centrale, due edifici preesistenti, rendendo il tutto più armonioso, ma fu soprattutto l'intervento consistente del Laurana, che operò dal 1466 in poi a conferire alla residenza ducale, l'assetto regale e magnifico definitivo. Il grande cortile interno, con i portici realizzati secondo dettami classici nitidi e rigorosi, rappresenta il vero e proprio elemento di raccordo fra le parti che, attraverso un' ideale e simbolica forza centrifuga, dilata lo spazio dell'intera struttura verso il centro abitato da un lato e in direzione diametralmente opposta a quest'ultimo dall'altro.

 

La percezione visiva nella sua interezza, riflette l'immagine di una struttura architettonica che legge e interpreta alla perfezione lo spazio circostante, senza "usurparlo" o invaderlo, che si staglia nello scenario naturale conferendo al tutto una connotazione epica e fiabesca.

 

Gli spazi interni, abbandonano almeno in parte il rigore stilistico per lasciare spazio a motivi decorativi più marcati che si rincorrono sulle strutture portanti, rispettando però sempre la complessa armonia dei pieni e dei vuoti. Il gioiello di palazzo ducale è però rappresentato dallo Studiolo di Federico e dalla sua biblioteca, ambienti arricchiti e decorati da tarsie lignee di squisita fattura che attraverso un uso sapiente del disegno, sviluppano uno spazio illusorio, rendendo quello reale decisamente maggiore. Dette tarsie lignee, opera prevalentemente di Giuliano da Maiano e Baccio Pontelli, rimandano a rappresentazioni del mondo delle arti e dei mestieri, quasi a rappresentare la concretezza di Federico e il suo legame con i valori tradizionali, ma vi sono anche, plurimi richiami allegorici legati al'arte, alla filosofia e alla cultura classica, quasi una sorta di panegirico visivo, che funge da cassa di risonanza atta a esaltare e amplificare il suo prestigio. L'impressione che si ricava è quella di un uso mirabile della decorazione che diventa fattivo elemento architettonico, alterando magicamente e virtuosamente prospettive visive e dimensioni e, cosa curiosa e sorprendente, in riferimento all'epoca di datazione, è possibile osservare un accenno ante-litteram di "action painting" sulla struttura portante di un' apertura, quasi a significare un' ulteriore e felice integrazione di spirito moderno innestato su valori classici.

 

Legata profondamente a questa realtà politica e culturale, nonchè a questo territorio e al suo signore è anche la figura di un altro grandissimo artista, Piero della Francesca, a cui è stato dedicato il progetto "Le terre di Piero", un percorso non solo artistico, ma anche enogastronomico che, attraverso una composita offerta turistica, invita a ripercorrere idealmente e concretamente i luoghi dove visse e operò il grande pittore, fra cui, per l'appunto, anche Urbino.

 

Piero della Francesca, fu un vero iniziatore della cultura pittorica urbinate, poiché proprio alla corte di Federico la sua arte raggiunse il punto più alto, sintetizzando in maniera esemplare il rigore geometrico, dato dalla rappresentazione di elementi architettonici e dalle campiture, con la poesia e il colorismo ora morbido, ora freddo, delle figure umane, quasi un racconto poetico per immagini esaltato dai colori e dalle connotazioni simboliche presenti nella narrazione.

 

Probabilmente, l'opera di Piero che meglio rappresenta il duca di Urbino è quella che ritrae quest'ultimo di profilo, con al fianco l'altro ritratto della moglie tanto amata Battista Sforza; in questa doppia raffigurazione, per quanto di piccole dimensioni è racchiusa tutta la grandiosa essenza di un territorio, in primo piano il suo "artifex" e signore, sullo sfondo il paesaggio morbido e sublimato, un legame eterno che giunge fino a noi e che ci racconta un passato ricco di aneddoti e sfaccettature e che, all'osservatore attento e non convenzionale, offre sempre nuovi spunti d'interpretazione e con essi, come avrebbe detto lo storico Marc Bloch, il grimaldello per comprendere il nostro presente.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.