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N. 26 - Luglio 2007

LE SALME DI 95 SOSPETTI TERRORISTI CREMATE DAL GOVERNO RUSSO

La Corte costituzionale rende giustizia ai familiari

di Leila Tavi

 

La corsa alle candidature per le presidenziali 2008 in Russia non è stata ancora ufficialmente aperta, ma i media e l'opinione pubblica all'estero si interrogano sul futuro del paese e sulla possibilità che Vladimir Putin cambi la costituzione per poter ottenere un terzo mandato.

 

A pochi giorni dall’incontro tra George W. Bush e V. Putin, che avrà luogo nella tenuta di famiglia del Presidente americano a Kennebunkport (Maine), in Russia continuano senza sosta le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità.

 

Il 22 giugno scorso il governo ha ordinato di cremare le salme di 95 persone sospettate di aver partecipato nell’ottobre 2005 all’assalto ai palazzi governativi nella capitale della Kabardino-Balkaria, Nalchik (Нальчик).

 

Il governo si è giustificato nei confronti delle famiglie dei giovani morti durante gli scontri con la milizia russa e della Corte europea per i diritti umani, a cui i familiari avevano fatto appello, considerando l’accaduto come una mera applicazione della legge approvata dopo il sequestro degli ostaggi del teatro Dubrovka di Mosca nel 2002.

 

Secondo tale legge gli inquisiti per terrorismo morti durante raid o blitz delle forze dell’ordine devono essere cremati da servizi speciali sotto il diretto controllo delle autorità militari e nessuna un cerimonia funebre nei cimiteri civili può essere autorizzata.

 

Yelena Mizulina (Елена Борисовна Мизулина), una parlamentare della Duma intervistata nell’aprile 2001 da Anna Politkovskaya sull’allora nuovo codice penale, ritiene che la legge sia più che legittima e che è stata approvata per prevenire il terrorismo, anche evitando pericolosi pellegrinaggi alle tombe dei terroristi morti.

 

Secondo Mikhail Barshevsky (Михаил Барщевскии), che rappresenta il governo federale russo presso la Corte costituzionale, non è possibile applicare le libertà fondamentali nel caso dei terroristi, altrimenti se, per ipotesi, Osama bin Laden dovesse morire prima che una corte emettesse una sentenza di condanna non potrebbe essere considerato un terrorista.

 

Il processo per terrorismo ai presunti militanti islamici è ancora in corso, nessuna corte ha ancora condannato quegli uomini come colpevoli di atti di terrorismo; con molta probabilità la maggior parte di loro è stata erroneamente identificata come appartenente alle fila dei ribelli.

 

Il giudice costituzionale Yury Rudkin (Юри Рудкин) ha contestato ai legislatori che il corpo di un sospetto morto durante la detenzione prima di un giudizio di condanna può, secondo la legge del 2003, essere consegnato ai parenti; lo stesso trattamento non è però riservato alla salma di un presunto terrorista ucciso durante uno scontro.

 

Il Parlamento russo ha approvato la legge in fretta e in furia nel 2003, traendo spunto dalla normativa già esistente in Germania, Olanda e Spagna; M. Barshevsky ha ammesso che per questo non è “perfetta”.

 

La Corte costituzionale non ha emesso una sentenza di incostituzionalità della legge del 2003, ma ha richiesto un emendamento da parte della Duma che garantisca, in caso di giudizio ancora pendente, che i corpi non siano cremati.

 

Larisa Dorogova (Лариса Дорогова), uno dei due avvocati dei familiari, si è dichiarata soddisfatta del giudizio della Corte costituzionale e ha aggiunto: “Non era più possibile tollerare ancora la totale assenza di legge”.

 

L. Dorogova si è presentata in aula con un hijab nero, il simbolo religioso islamico che i Russi maggiormente associano con il terrorismo, chiedendo alla Corte giustizia per i familiari dei giovani morti, a cui è stato negato il diritto di poter seppellire le salme dei loro cari secondo il rito musulmano.

 

La cremazione “clandestina” dei 95 corpi è senza ombra di dubbio una violazione dei diritti umani e la sentenza della Corte costituzionale russa emessa giovedì 28 giugno ne è una chiara conferma.

 

L’ex vice procuratore generale russo Vladimir Kolesnikov (Владимив Колесников), che ha coordinato le indagini nel 2005, ha commentato ad alta voce in tribunale, dopo la lettura della sentenza della Corte costituzionale, che la richiesta di appello delle famiglie dei ragazzi morti nel 2005 a Nalchik “è solo un tentativo da parte del terrorismo globale di alzare la testa”.

 

Uno dei giudici ha intimato a V. Kolesnikov di tacere; prontamente il presidente della Corte costituzionale Valery Dmitrievich Zorkin ha fatto silenziare il microfono dell’ex procuratore generale.

 

Nel prossimo numero presenteremo ai lettori il caso di Fatima Tlisova (Фатима Тлисова), una giornalista che è stata minacciata, malmenata e avvelenata mentre indagava sui fatti di Nalchik.

 

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