[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

195 / MARZO 2024 (CCXXVI)


filosofia & religione

SULL'aldilà norreno
ALLA morte CORRISPONDEVA davvero la fine?

di Fortunato Pio Nunnari

 

Quando il dio Baldr ebbe funeste visioni di morte, tutti gli dèi di Asgard si riunirono in consiglio e Frigg, madre di Baldr, decise di chiedere ad ogni essere animato e inanimato del mondo il giuramento che mai avrebbe ferito suo figlio. Al dio Loki, però, ciò non piacque affatto. Trasformandosi in una tenera vecchietta, si recò presso Frigg e le chiese se tutti gli esseri avessero giurato fedeltà a Baldr. La dea così rispose: “Cresce una piccola pianticella ad ovest nella Valhöll che ha nome vischio; mi sembrava troppo giovane per pretenderne il giuramento”.

 

Soddisfatto, il dio dell’inganno corse immediatamente presso la pianticella, la strappò e torno all’assemblea degli dèi. Lì un dio di nome Hödr se ne stava isolato poiché era cieco. Loki gli si avvicinò e gli chiese come mai non scagliasse qualcosa contro Baldr. Consuetudine, infatti, che per verificare il giuramento di tutti gli esseri del mondo ogni dio scagliasse qualcosa contro Baldr. Così Loki diede il bastoncino di vischio a Hödr e gli indicò il bersaglio. La freccia sibiliò nell’aria e il dio immortale cadde a terra esanime, raggiungendo Helheimr

 

Questa vicenda, tratta dall’Edda in prosa di Snorri Sturluson, mostra un lato interessante della cultura norrena: perfino un dio come Baldr, considerato immortale, può morire. La morte e l’aldilà hanno un ruolo molto importante nel mondo norreno. Numerosi tumuli, pire, barche funerarie ed epigrafi dimostrano l’accuratezza con cui i norreni trattavano il tema della morte. Essi, infatti, non avevano un concetto unico di aldilà, ma i vari luoghi a cui un norreno poteva essere destinato post mortem certamente condizionavano il suo stile di vita.

 

Il dio Baldr, ucciso da una freccia di vischio, fu condotto ad Hellheimr, una terra fredda e desolata presieduta da Hel, la dea che accoglie tutti i malati di vecchiaia, di malattia, o di una morte poco onorevole. Dunque, Helheimr era il luogo ove la gente comune veniva accolta, non potendo ambire ad un luogo più confortevole come il Valhalla. I malfattori, i ladri, i disonesti e coloro che avevano condotto una vita disonesta finivano a Niflher, un luogo oscuro posto al di sotto delle radici di Yggdrasill, l’albero del mondo. Tra tutti i mondi, Niflher era quello posto più in basso.

 

Un altro luogo di destinazione per i norreni dopo il passaggio nell’aldilà era un’enorme sala di Asgard, dimora degli dèi, presieduta dall’allfǫðr (padre di tutti gli dèi), Odino. La sala, il cui tetto era composto da lance, le cui mura erano fatte di scudi, era chiamata Valhöll (Valhalla) ed era il luogo dove venivano accolti tutti i caduti in battaglia. Accompagnati presso le porte del Valhalla dalle valchirie, leggiadre guerriere figlie di Odino, i caduti venivano accolti nel banchetto eterno degli dèi e diventavano enherjar, soldati dell’esercito che Odino avrebbe guidato nel Ragnarok contro le forze del Male. Nel Valhalla gli enherjar trascorrevano le giornate combattendo tra di loro di giorno e banchettando al fianco degli dèi di notte. Non tutti i caduti in battaglia, però, finivano nel Valhalla, ma solo una metà. La restante parte veniva scelta dalla dea Freya e condotta nel Fólkvangr, i campi della dea.

 

Alcuni racconti medievali raccontano dell’esistenza di altre sale presiedute dai dèi norreni, come quella di Thor. Da ciò si evince che i norreni avessero delle idee piuttosto differenti di “aldilà”. Probabilmente la pluralità dei mondi ultraterreni norreni era dovuta alla diversificazione sociale, etnica e culturale di questa popolazione. 

 

Nella mitologia norrena sono presenti delle figure simili agli zombie. Erano i corpi dei vichinghi morti e venivano chiamati draugr, esseri non morti con una forza sovrumana che uscivano dalle tombe per uccidere chiunque si trovasse sul loro cammino, uomini e animali. La crescente paura che un morto potesse diventare un draugr spingeva le persone a cercare delle possibili soluzioni quali tagliare la testa del defunto, bruciarlo o porre sopra il cadavere dei pesanti macigni, così da non poter farlo alzare.

 

Nell’immaginario collettivo quando si parla delle valchirie si pensa a delle guerriere che cavalcano il cielo in sella a cavalli alati, proprio come nei film. Proprio le pellicole cinematografiche hanno contribuito a creare questa falsa immagine delle valchirie. Ma com’erano davvero le valchirie? Innanzitutto, non cavalcavano destrieri alati, né indossavano elmi cornuti o portavano in capelli raccolti nelle trecce. Poi le valchirie non sceglievano chi moriva in battaglia, ruolo assegnato alle tre Norne che decidevano il destino del mondo, ma sceglievano chi tra i caduti meritasse il Valhalla. Un poemetto di nome Grímnismál attribuisce un’altra funzione alle valchirie, quella di occuparsi delle vettovaglie e del banchetto della sala dei caduti. In questa duplice funzione si intravede perfettamente la concezione vichinga della femminilità: abili guerriere di giorno e servitrici di notte.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]