[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 154 / OTTOBRE 2020 (CLXXXV)


filosofia & religione

AGOSTINO E LA CONCEZIONE DELLA STORIA E DEL MONDO
CONFUTAZIONI

di Giovanni Pellegrino & Mariangela Mangieri

 

In questo articolo ci interesseremo del modo in cui Agostino confutò la concezione classica della Storia e del mondo. Dobbiamo premettere che l’interpretazione cristiana della Storia guarda al futuro come all’orizzonte temporale di un compimento ultimo. Tutti i tentativi moderni di rappresentare la storia come un progresso significativo verso un compimento immanente risalgono allo schema teologico cristiano. Perciò una prova radicale della concezione storica cristiana non può essere dimostrata razionalmente ma trova la sua ragion d’essere nella fede.

 

Premesso ciò diremo che Agostino cercò di confutare la concezione classica della storia e del mondo nel De civitate Dei. Per confutare tale concezione Agostino non adottò un punto di vista teoretico-cosmologico bensì un punto di vista morale-teologico. Agostino chiarisce come sia inconciliabile con la concezione cristiana della Storia la cosmologia classica basata sul rifiuto dell’esistenza di un significato e di un senso ultimo. La filosofia greca non leggeva il mondo e la Storia con gli occhi della fede, ma si basava su una contemplazione di ciò che esiste.    

      

Come si vede la concezione greca era basata sull’osservazione empirica dell’universo mentre quella cristiana parte dall’idea dell’esistenza di un Dio non accessibile alla teoria. Solamente la fede in un Dio trascendente può dare la convinzione che la Storia tendi a un fine ultimo. Agostino risponde alle obiezioni dei pagani che presupponevano l’eternità del mondo senza principio né fine argomentando che il mondo in quanto tale mostra già il carattere dell’opera creata. Il fatto che il mondo sia stato creato lo rivela la sua stessa mutabilità, il suo corso ordinato nel tempo e la bellezza di tutte le cose visibili.

 

Agostino mette in evidenza che dal momento che i filosofi pagani sostenevano che il mondo era eterno, si ingannarono in maniera evidente. Essi attribuivano al mondo ciò che si può dire soltanto di Dio che è senza dubbio eterno. Ma anziché confutare l’idea dei pagani sul piano teorico Agostino fa appello all’autorità delle Sacre Scritture la cui verità gli appare dimostrata dal compimento delle loro predizioni. Secondo la tradizione biblica il mondo non soltanto ha un principio, ma tale principio è anche ben definito.

 

Per quanto riguarda la specie umana, che alcuni filosofi pagani pensavano che fosse sempre esistita, Agostino obietta che essa ha avuto un’origine in un momento specifico del tempo. Agostino afferma che nel breve periodo dell’esistenza umana si decide la beatitudine o la dannazione eterna. Inoltre Agostino ricorda che i filosofi pagani parlavano dei cicli ricorrenti esistenti nella natura, cicli che si ripetono all’infinito come ad esempio l’alternarsi dell’alba e del tramonto oppure dell’estate e dell’inverno.

 

Questa teoria dell’eterno ritorno dell’identico portava i greci a credere che l’universo fosse eterno. L’argomento decisivo secondo Agostino contro la concezione classica del tempo è di carattere morale: la teoria pagana è priva di speranza perché speranza e fede sono per essenza legate al futuro e non vi può essere un vero futuro se i tempi passati e venturi sono concepiti come fasi equivalenti entro una ricorrenza ciclica senza principio né fine.

 

Agostino mette in evidenza che la fede cristiana promette la beatitudine eterna per coloro che amano Dio, mentre la teoria pagana dei cicli ricorrenti penalizzava la speranza e l’amore. Infatti se tutto accadeva sempre ripetendosi a intervalli di tempo fissati, la speranza cristiana in una vita futura sarebbe stata vana.

 

Così in ultima analisi è l’esclusione della vera felicità che rende per Agostino la teoria classica dell’eterno ritorno ostile alla fede cristiana, che è fede in una novità irripetibile entrata nel mondo e nella storia con Cristo Redentore.

 

Agostino non concepisce la natura come “fiusis” bensì come un ordine provvidenziale voluto da Dio che ha creato la natura e l’uomo. Afferma inoltre che Dio ha il potere di creare cose che non si ripetono all’infinito. Egli non confuta la teoria classica del ritorno ciclico sul suo terreno teorico.

 

Il filosofo non usa tutte le risorse del suo intelletto per demolire la teoria classica ma la distrugge utilizzando l’argomento soprannaturale dell’apparizione e della resurrezione di Cristo che per il cristianesimo sono eventi unici irripetibili di importanza universale. Agostino afferma che il potere di resuscitare i morti è la prova più valida della potenza di Dio ed è infinitamente più significativa della credenza nella eternità del mondo. Per Agostino nel miracolo della resurrezione si rinnova e si potenzia il miracolo della creazione.  

 

La ciclicità del mondo e della storia, che secondo i filosofi antichi era l’unico movimento perfetto, è secondo Agostino vano e condannabile, mentre la croce è il simbolo della vita eterna. Vogliamo evidenziare che il pensiero moderno vive ancora di questi due simboli: la croce e il cerchio.

 

La storia spirituale dell’umanità occidentale è un continuo tentativo di conciliare l’antichità e il cristianesimo. Questo tentativo non può riuscire senza un compromesso tra ciò che è in linea di principio inconciliabile.

 

La divisione originaria tra cristianesimo e paganesimo rimane essenziale. Come potrebbe infatti l’antica teoria dell’eternità del mondo accordarsi mai con la fede cristiana della creazione?

 

Come potrebbe mai conciliarsi l’accettazione pagana del fato del dovere cristiano della speranza?

 

L’inconciliabilità è già implicita nel fatto che la visione classica del mondo è visione di cose visibili mentre la visione del mondo cristiano è un atto di speranza e di fede nell’invisibile.

 

In conclusione, il De Civitate Dei di Agostino è il modello di ogni interpretazione della Storia che possa dirsi cristiana. Esso non è una filosofia della storia, ma un’interpretazione dogmatica del cristianesimo nella storia universale.

 

Benché Agostino dimostri la verità della dottrina cristiana nella storia sacra e profana, la storia del mondo non ha per lui alcun significato intrinseco. Qualunque cosa accada tra il tempo presente e la fine per Agostino è irrilevante in confronto all’alternativa tra l’accettazione o il rifiuto del messaggio cristiano.

 

In estrema sintesi possiamo dire che la fede di Agostino non ha bisogno di nessuna elaborazione storica poiché il processo storico in quanto tale non può assorbire il momento centrale dell’incarnazione di Dio. Pertanto la fede supera ogni sviluppo e ogni crisi storica.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]