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N. 29 - Ottobre 2007

LA LUCCIOLA, ABEL GANCE E IL COMPAGNO DELL’OCEANO

Apologia dell’uomo

di Leila Tavi

 

L’amore dei romani per il cinema e il loro tripudio ad Artaud, la sua critica all’America “popolo guerrigliero”, la condanna ai capitalisti, il suicidio della società, la vita e l’odore di stupro, l’inerzia borghese.

 

L’anarchia di Artaud, la pazzia cronica.

 

Gance e il cinema: “alfabeto per gli occhi stanchi di pensare”.

 

La lucciola e l’Arco di Costantino, che l’insetto non lascia durante tutte le quattro ore; la lucciola e lo schermo dalle immagini in bianco e nero.

 

L’ufficialità dell’esterno e l’intimità di una coperta.

 

Avere il capo coperto dal cappuccio di una felpa, come i giovani ribelli in Pakistan, a piedi nudi.

 

La destituzione di Carteaux. Montezemolo. La promessa di una guerra senza cannoni e baionette.

 

Una rivoluzione se esce dall’Europa viene chiamata solo terrore.

 

Il vecchio Harif  nelle montagne d’Oman.

 

La cannella e il petrolio; il coltivatore di rose e l’ispettore dell’acqua.

 

A Nisva le donne hanno il viso scoperto ma non possono avvicinare gli uomini.

 

Il mercato del venerdì e le maschere nere.

 

Maceti che grondano sangue, non più per la strada. Sangue negli stadi.

 

Lavarsi per cinque volte al giorno nel deserto che è cinque volte più esteso dell’Italia.

 

Jebel, l’odore di caffè e acqua di rose; Mosul odore di carne e gomma bruciata.

 

È lo stesso Islam.

 

Sabbia e sangue.

 

Il compagno dell’oceano dimentica come me l’ora del suo matrimonio, perso dietro alle sue carte.

 

Il Circo Massimo a viso coperto; Roma un po’ prostituta e un po’ diva. Tra un gruppo di ragazzi e l’altro odore di erba.

 

Zoccola velina!

 

Eretica!

 

Padova, l’università. Davide. Profumo di erba.

Bologna e i raduni freak.

 

Marsilio Ficino e gli eretici di Padova. Mattia Corvino e i carpentieri italiani alla sua corte.

 

Davide e la sua tavola a Boduhithi, il suo presagio delle bombe anche sugli atolli, anni prima, quando potevamo comunicare solo via fax.

 

Brigitte Mohnhaupt e la seconda generazione di combattenti; Offensive 77.

 

Le borchie di Bacillario in via Laurina e poco più avanti il caffè Canova.

 

Il ’68 e Venezia; il sindaco ostaggio dentro una toilette; Gregoretti e Pasolini che cercano di dialogare con i tabaccai fascistoidi.

 

David Sylvian e la pace del cuore. Gli occhi iniettati di sangue.

 

Il rosso addosso e le labbra sporche di sangue, su cui cade la pioggia.

 

La  terreur e la testa di Saint-Just; Yangon e la repressione: spari, cariche e internet imbavagliato.

 

Il mangiatore di carta e gli ordini di esecuzione di Robespierre; Kengtung e il divieto di parola.

 

Un telegiornale su ARD del 27 settembre 1987: traffico illecito di armi verso l’Iran; Tunisia, un tribunale si pronuncia per la colpevolezza di alcuni fondamentalisti islamici; Kabul e le prime ingerenze statunitensi.

 

L’Afghanistan, il Vietnam dell’Unione sovietica e il fallimento dell’ambizioso progetto di parità strategica con gli USA.

 

Il cacciatore di stelle, il temporale e la convivenza forzata con l’umanità.

 

Viviamo in una democrazia che ha paura di conoscere la verità.

 

La politica che non si interessa più della gente, che rivendica solo adesso il controllo sulla rappresentanza politica.

 

Le processioni del sabato notte su via Appia, quando vorresti uscire dalla macchina e gridare: - Fate i sacrifici per quelli che chiamate “fratelli bisognosi” e non per il vostro dio che non può provare nulla, che non può amare!

 

Quell’entità che assurgete a perfezione perché siete incapaci di farvi inebriare dalle infinite imperfezioni che attraversano l’uomo.

 

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