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N. 7 - Dicembre 2005

WILLY PETE

Il fosforo bianco e la strage di Fallujah

di Stefano De Luca

 

Un’inchiesta di RaiNews24 ha dimostrato che l'esercito americano ha utilizzato fosforo bianco durante l'offensiva contro la città irachena di Fallujah nel novembre 2004.

 

Nel linguaggio militare questa sostanza viene chiamata Willy Pete, le inziali di White Phosphorus, le cui caratteristiche principali sono l’alta capacità incendiaria, e la combustione in intense nubi fumogene capaci di mascherare i moventi delle truppe e stanare i nemici dai loro rifugi.

 

Il fosforo bianco è un’arma legittima se usata nella seconda accezione, ma non lo è se utilizzata come arma incendiaria per colpire tanto i civili quanto i militari.

 

Qualora lo fosse, andrebbe considerata come un’arma chimica, e quindi bandita dalla Convenzione del 1997 dell’agenzia OPCW, firmata anche dagli Stati Uniti, che considera tale “ogni elemento chimico usato contro l'uomo o gli animali che provoca loro danni o la morte a causa delle sue proprietà tossiche.

 

Gli effetti del fosforo bianco sull’uomo sono terribili. È un elemento che, quando viene in contatto con l'ossigeno, brucia e consuma le molecole che lo contengono, ed è per questo letteralmente in grado di squagliare le parti del corpo con cui viene in contatto.

 

Le immagini mostrate da RaiNews24 sui corpi sfigurati dal fosforo bianco sono eloquenti della sua capacità distruttiva sull’uomo, e si può notare anche come non lo sia con i vestiti, che contengono quantità molto minori di ossigeno rispetto al corpo umano, che non riportano per questo grossi danni al contatto con la sostanza.

 

In un’intervista al Pentagono il tenente colonnello Barry Venable ha risposto in via ufficiale alle accuse rivolte all’esercito statunitense sull’utilizzo del fosforo bianco, affermando che “si tratta di un'arma convenzionale, non di un’arma un'arma chimica. Non è illegale. Noi l'utilizziamo in primo luogo come agente oscurante, per cortine fumogene o per illuminare obiettivi”. Entrando più nei dettagli, Venable ha precisato che "quando hai forze nemiche al riparo e vuoi stanarle dalle loro posizioni, una delle tecniche è sparare fosforo bianco. Gli effetti combinati del fuoco e del fumo, ed il terrore causato dall'esplosione, le faranno uscire dai ripari, in modo che tu possa ucciderle con esplosivi potenti. Mai - ha infine dichiarato – è stato utilizzato contro la popolazione civile irachena”.

 

Quindi il governo statunitense afferma di aver fatto un uso lecito del fosforo bianco, rigettando l’accusa di averlo usato contro la popolazione civile irachena. E allora chi ha provocato lo scempio documentato da RaiNews24?

 

Forse si tratta di uno di quegli effetti, che viene definito collaterale, dell’azione militare effettuata a Fallujah? D’altro canto se gli americani si fossero resi responsabili volontariamente di una strage con armi non convenzionali, dovrebbero rispondere dello stesso reato per cui e’ attualmente processato il ‘grande nemico’ Saddam Hussein.

 

Nel marzo del 1988 truppe dell’ex dittatore iracheno colpirono una città curda di 45 mila abitanti, Halabja, poco distante dal confine con l’ Iran, con un cocktail micidiale di gas nervini: iprite, tabun, VX, napalm e fosforo bianco, mai prima d’allora impiegati contro civili. Un numero di persone compreso tra 5000 e 7000 morì all’istante.

 

Anche la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena, rapita nel mese di febbraio 2005 proprio a Fallujah, aveva raccolto testimonianze sull'uso del fosforo e del Napalm da alcuni profughi della citta’ irachena che avrebbe dovuto incontrare prima di essere rapita. “Avrei voluto raccontare tutto questo – afferma la giornalista italiana - ma i miei rapitori non me l'hanno permesso".
 

Come se non bastasse un inviato della radiotelevisione inglese BBC, Adam Maynot, sulla base di testimonianze dirette raccolte a Fallujah nell'aprile di quell'anno mentre era al seguito delle truppe Usa, afferma che il terribile Willy Pete venne usato anche a Nassiriya, nel corso delle operazioni di avanzamento delle forze della coalizione statunitense su Baghdad nel 2003.

 

Tesi confermata anche da un operatore tv spagnolo, Javier Couso, fratello di Josè, l'operatore tv spagnolo di Tele5 ucciso nell'hotel Palestine di Baghdad nel 2003 dal tiro di un carro armato ‘amico’.

 

Il nodo da sciogliere e’ la coerenza morale con la quale l’esercito americano si comporta, in relazione al fatto che i liberatori non possono utilizzare le stesse metodologie di guerra inumane imputate al regime baathista, per le quali oggi è sotto processo Saddam Hussein.

 

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