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N. 97 - Gennaio 2016 (CXXVIII)

THOMAS KUHN E LA IRRAZIONALITÀ DELLA SCIENZA

CRISI E RIVOLUZIONI NEL MONDO DELLE TEORIE

di Carlo Ciullini

 

Alla base del pensiero di Thomas Kuhn sta il concetto di mutamento teorico: per il filosofo americano, il cambiamento scientifico non ha una sua base razionale, ma è determinato da risvolti sociali e psicologici.

Kuhn pone la propria persona all'interno di un ideale quadrivio, nel quale si differenziano tra loro gli atteggiamenti nei riguardi della Scienza da parte di pensatori a lui anteriori.

Se per Kuhn la Scienza è induttiva e irrazionale; se Popper la vede invece razionale ma non induttiva, e Carnap (compendiando i due) la delinea come induttiva e assieme razionale, ebbene, Kuhn manda all'aria il tutto, dipingendo una realtà scientifica non induttiva e al tempo stesso del tutto irrazionale. Questo di Kuhn è il grande intervento a gamba tesa sui saldi concetti precostituiti del mondo scientifico.

 

Nell'opera fondamentale “La struttura delle rivoluzioni scientifiche” (1978) lo statunitense apre nuove prospettive al metodo scientifico, disegnando un approccio cognitivo che ha influenzato non poco il mondo accademico e della ricerca. Per Kuhn, la maggior parte delle teorie scientifiche è caratterizzata, circa il loro concepimento, la loro nascita e lo sviluppo, da ricostruzioni elaborate ed esplicative che, lungi dal narrare gli eventi quali si sono realmente svolti, hanno avuto il compito di giustificare a priori e appoggiare le teorie stesse, costruendo così attorno ad esse un'armatura dal punto di vista dialettico e critico, ma di nessuna natura concretamente scientifico-razionale.

 

Si mette cioè in bella mostra ciò che può venire a sostegno della plausibilità teorica, gettando sotto il tappeto quello che dà appiglio a una critica inficiante.

Da qui il famoso paragone kuhneano tra i manuali di Scienza quali sono oggi presentati e le guide turistiche, che di un luogo illustrano solo le bellezze attrattive, sottacendone il degrado.

 

Dunque, una valutazione delle teorie scientifiche non può legarsi a un metodo che sia del tutto oggettivo e neutrale, perché le teorie stesse infettano i dati su cui poggiano, impedendo una osservazione razionale.

 

Per il controllo delle teorie non vi è dunque una sola logica d'analisi universalmente applicabile.

Tralasciando alcuni degli aspetti prettamente teorici del pensiero filosofico di Kuhn (come, ad esempio, quello di paradigma, col quale egli indica, anche se in modo generico, sia il quadro di riferimento cui gli scienziati debbono guardare nell'esprimere valutazioni sperimentali e osservative delle teorie prese in esame, sia i pilastri portanti di ogni concezione scientifica), ricopre per noi maggior interesse storico la sua visione della Scienza come tale.

 

Per il filosofo statunitense la Scienza moderna segue essenzialmente una prassi conservatrice, che la porta a coltivare ed elaborare ipotesi e osservazioni che non mettono in dubbio le basi teoriche, ma che anzi le supportano e le rinsaldano. Per questo, secondo Kuhn, il falsificazionismo di Popper assume valenza teorica ma raramente trova pratica applicazione: gli scienziati, anche in presenza di istanze falsificanti una determinata teoria, la abbandoneranno molto difficilmente, e tanto meno in blocco, come auspicato dal tedesco.

 

Per Kuhn, rasenta la pura utopia illudersi che équipes intere di studiosi non facciano di tutto per salvaguardare le colonne portanti concettuali delle proprie teorie scientifiche.

Le istanze che, in fase di controllo, si opporranno alla logica della costruzione teorica verranno bollate come semplici anomalie, comunque risolvibili in futuro. Tuttavia, ammette Kuhn, le crisi scientifiche (e le conseguenti rivoluzioni) sono rare: perché ciò si determini è necessario che venga a sommarsi un certo numero di coincidenze fattive e cronologiche.

 

Qualora si creino i presupposti per una effettiva crisi del sistema, e il paradigma denoti gravi anomalie nei suoi principi fondamentali, l'intera struttura può venire scossa violentemente, e dar luogo a un vero e proprio cambiamento paradigmatico, cioè a una “rivoluzione”.

In ambito rivoluzionario, allorquando vi sia un'integrale sostituzione del vecchio paradigma con il nuovo, si hanno “mutamenti teorici” che abbracciano radicalmente la Scienza di base: tuttavia vi sono anche, in misura più moderata, cambiamenti a carattere locale, per quanto solo in seno a sotto-discipline-scientifiche.

Nella Scienza basica il mutamento ricopre natura olistica, vale a dire investe l'intero apparato teorico, e non esclusivamente alcune sue parti.

 

Un secondo aspetto fondamentale esposto da Thomas Kuhn è che i vecchi paradigmi, nel corso di una rivoluzione teorica, decadono solo in presenza dei nuovi, che vanno così a sostituirli.

La concezione di un nuovo paradigma è spesso il frutto di un processo portato avanti (come si è visto in precedenza) non da gruppi conservatori e routinari di scienziati (espressione della Scienza definita normale), ma piuttosto da ricercatori giovani, indipendenti, spesso sganciati dai tradizionali gruppi di ricerca.

 

Laddove, dunque, Popper si augura un cambio di rotta radicale nel caso in cui la scienza percepisca la falsità di una teoria che non abbia più i presupposti per essere mantenuta, Kuhn evidenzia la rarità dei mutamenti proprio per il profondo legame (volto anche ai compromessi) che unisce i gruppi di studiosi alle relative elaborazioni.

Come evidenziato sin dall'inizio, Kuhn ritiene che siano molti i fattori extra-scientifici che dispongono le decisioni al riguardo da parte degli scienziati: essi possono ricoprire carattere storico, sociale, psicologico, e così via.

 

Anche il back-ground esistenziale di ciascun ricercatore assume una certa importanza: il patrimonio cognitivo accumulato nel corso della vita personale, l'influenza dei preconcetti, le limitazioni legate ai pregiudizi ricoprono, infatti, un ruolo certo non trascurabile.

Tutto questo patrimonio intellettuale e ambientale non può non lasciare una traccia, consapevole o inconscia che sia, nel comportamento concettuale, elaborativo e sperimentale dello scienziato: il suo ruolo di arbitro neutrale è messo a dura prova, e la contaminazione è evidente.

 

In tal modo, la procedura di controllo delle varie teorie scientifiche viene compromessa nella sua oggettività.

La Scienza, per Kuhn, è perciò essenzialmente irrazionale nel suo determinarsi, e legata a molteplici fattori esterni.

 

Solo nella fase finale della propria vita di studioso, Thomas Kuhn ha tentato di apporre dei puntelli alla traballante razionalità procedurale della Scienza come da lui precedentemente disegnata; ecco dunque l'affermazione di alcuni punti fondamentali posti alla sua teoria del paradigma, valori-chiave attorno ai quali deve ruotare ogni teoria scientifica plausibile: 1) essa deve essere empiricamente accurata; 2) deve aver coerenza con le esistenti teorie valide; 3) deve assumere un'ampia portata, onde poterne estendere l'utilizzo; 4) è necessario goda della massima semplicità; ed infine 5) deve caratterizzarsi per una fecondità capace di preparare l'humus a nuove ricerche, che ne continuino e migliorino i risultati.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

Castellani Elena, “La Rivoluzione Scientifica”, in Fonnesu-Vegetti “Le ragioni della Filosofia”, LeMonnier scuola, Firenze 2008.

Ladyman James, “Filosofia della Scienza”, Carocci, Roma 2007.



 

 

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