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> Storia Medievale

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N. 14 - Luglio 2006

HASTINGS 1066 A.D.

Verso lo scontro - Parte VI

di Antonio Montesanti

 

La "Terra Anglia" era pronta ad essere conquistata, ormai dopo quasi sei lunghi secoli di dominio sassone, stabile ma tuttavia in fase di declino, negli ultimi due secoli diverse etnie avevano provato ad occuparla.

 

Nei cieli notturni di fine inverno e d’inizio primavera, illuminati dalla sfolgorante chioma della cometa di Halley, che velocemente si portava in direzione del Sole, Guglielmo non fece attendere la sua risposta; entro la fine di gennaio aveva già convocato in assemblea i suoi maggiorenti per tastare il loro appoggio ad un’autentica impresa. Allora venne proposto il piano che prevedeva un corpo di spedizione trasportato da un numero adeguato di navi oltre il canale della Manica.

 

Ma prima era necessario che gli emissari del duca sparpagliati per tutta la Francia tastassero i potenziali alleati per un’approvazione e per vagliare i quantitativi necessari a i preparativi.

L’occasione era sul piatto: in primavera numerosi signori, cavalieri, soldati di ventura, si unirono sotto la sola bandiera di Normandia: erano presenti truppe provenienti dalle contee bretoni, fiamminghe, francesi, del Maine, dell'Aquitania, del Poitou che si offrirono di servire i Normanni che insieme ai Franchi avrebbero costituito la porzione maggiore della forza d'invasione.

 

Uomini quali i fratelli Guarniero le Riche e Simone di Senlis si misero al servizio del duca; erano pronti ad occupare una parte di quella terra era una buona occasione per ottenere fondi coltivabili, posizioni economicamente elevate, guadagni e vantaggi che avrebbero ottenuto in caso di successo, molti signori del Continente portavano compagnie di cavalieri o improvvisati.

Guglielmo di Poitiers sottolinea chiaramente che l'esercito poteva essere più o meno diviso in baroni, cavalieri importanti e cavalieri comuni. Il termine per questi ultimi è di gregari, termine che si incontra spesso nel resto d'Europa per distinguere i cavalieri comuni dai loro superiori.

 

Il contingente maggiore, escluso quello Normanno, era quello dei bretoni, che avrebbe formato l’ala sinistra nello schieramento di battaglia. Risulta comunque piuttosto strano come nonostante gl’innumerevoli conflitti tra i due ducati francesi, ci fu, in quel periodo e poi proprio in quell’occasione, un così amplio appoggio da parte della regione bretone a quella normanna: è necessario ricordare che lungo il confine tra i due regni, nell'area di Bayeux, tra l'XI e XII sec. i funzionari di confine spesso cambiavano ducato andando di fatto ad integrarsi.

 

Guglielmo riuscì, diplomaticamente, a riappacificare l’area dell’Atlantico settentrionale francese, i cui contingenti avrebbero formato l’ala destra a Hastings. La fanteria, nelle cui file si contavano molti arcieri, alcuni balestrieri (secondo Guglielmo di Poitiers) e genieri, proveniva da aree sconosciute.

 

 

39.HIC NAVIS ANGLICA VENIT IN TERRAM WILLELMI DUCIS

(Qui una nave inglese approda sul territorio del duca Gugliemo)

 

Aroldo intanto inviava delle navi-spia in territorio normanno per saggiare l’ambiente, poiché sapeva bene di essere in torto.

Lo spergiuro, o la questione della slealtà fu effettivamente decisiva per la causa normanna, la chiave dell’intero conflitto, quello che fece discernere i vari stati d’Europa, ed in particolare il papato, un probo difensore dei propri diritti “divini”.

 

Fu in uno dei vari consigli tenuti che il fratellastro di Guglielmo, il vescovo Oddone di Conteville, dovette illustrare il piano per avere l’appoggio di molti stati stranieri: Aroldo era uno spergiuro e bisognava mettere in evidenza che era necessario scendere in combattimento poiché era giusto, date le circostanze, che fosse punito; anche se nessuno si aspettava che finisse in una guerra aperta. Dai racconti di Wace, Guido di Amiens e di Guglielmo di Malmesbury, il duca Guglielmo "con atteggiamento pacato dichiarò a voce alta che Dio sarebbe stato dalla sua parte, quella giusta..”

 

Lo stesso Conquisatore era deciso a far valere i suoi diritti, per questo nella sua opera diplomatica aveva cercato ed ottenuto il riconoscimento dell'imperatore di Francia Enrico IV e dal papa Alessandro II. Ambedue ebbero reazioni positive: il papa inviò da Roma delle insegne o uno stendardo consacrato in dono a “significare l’approvazione di San Pietro” (Guglielmo di Poitiers).
 
Anche se è difficile stabilire cosa implicasse esattamente quest'approvazione sappiamo che il Duca, in caso di successo, avrebbe ridato all'abbazia di Fécamp al manor di Steyning, nel Sussex, dono di Edoardo, di cui Aroldo si era impossessato. Forse il benestare del papa per la sua impresa, gli era stato procurato tramite Roberto il Guiscardo, il signore normanno dell’Italia.
 

Questa crociata ante litteram, come al pari di quelle in Terra Santa, sarà l’esemplificazione del fatto di quanto fosse spesso difficile la distinzione tra un reale scopo religioso ed un obiettivo esclusivamente materiale. Attraverso l’esempio, ambiguo della Chiesa, le menti degli uomini di allora passavano facilmente e con entusiasmo da una motivazione terrena ad una spirituale o morale nel quale si riconoscevano le virtù del cavaliere, giustificate da razionalizzazioni e dalla confusione tra potere temporale, beni terreni e ricompense divine.

 

Guglielmo era deciso ad affrontare tutte le avversità; intendeva rischiare tutto in un unico compatto attacco a fondo.

 

Il primo passo che doveva essere compiuto per tentare un attacco al nemico dall’altra parte della manica era quello di radunare una flotta adeguata, quella permanente, lasciatagli dal padre Roberto, era stata dismessa.

 

Per questo l’intera Normandia si profuse in sforzi notevoli, oltre ad imporre una tassa navale a gruppi di nobili, Guglielmo ordinò subito la fabbricazione di centinaia di battelli che entro sei mesi avrebbero dovuto essere pronti. Tutti i cantieri di Normandia furono sfruttati e tanti altri furono aperti e, a questo scopo, reclutò all’estero, in particolare in Fiandra e Bretagna, la manodopera necessaria.

 

Il problema più grande era in definitiva, rappresentato dalla necessità di dover fabbricare un quantitativo, tra le 400 e le 700 navi, in grado di poter trasportare un gran numero di cavalli, uomini, armi e rifornimenti in breve tempo.

 

 

40.HIC WILLELM DUX IUSSIT NAVES EDIFICARE

(Qui il duca Guglielmo ordina di costruire le navi)

 

Immediatamente vennero impartiti gli ordini: l'Arazzo di Bayeux mostra persone intente ad abbattere alberi lungo tutta la foresta normanna, che cadono sotto i colpi dei boscaioli, i falegnami piallano le assi, i carpentieri incavigliano i fasciami delle navi

 

 

41.HIC TRAHUNT NAVES AD MARE(M)

(Qui le navi sono tirate verso il mare)

 

Le imbarcazioni, messe in mare mediante un complesso sistema di pulegge e di gomene si allineano sulle rive per poi essere trascinate in mare.

 

42.ISTI PORTANT ARMAS AD NAVES, ET HIC TRAHUNT CARRUM CUM VINO ET ARMIS

(Questi portano le armi a bordo delle navi e qui tirano un carro colmo di vino e armi)

 

Guglielmo era uno stratega, non trascurava nessun particolare. Si caricavano a bordo con i carri armi e vettovaglie: cotte di maglia, armature tanto pesanti da dover essere portate da due persone, le spade, gli elmi; altri le vettovaglie e soprattutto le vivande tra cui è messa in risalto una grande botte di vino.

 

Sembra che la stessa moglie, la duchessa Matilde abbia offerto alla causa la sua nave, che sarebbe divenuta l’ ammiraglia dell’intera flotta, la Mora, la quale in cima all’albero maestro sfoggiava lo stemma crociato papale, che nell’Arazzo risalta in tutta la sua magnificenza.

Wace, a cui un secolo dopo fu commissionata un'epica sui duchi normanni, apprese dal padre che Guglielmo aveva radunato 696 navi oltre a molte piccole imbarcazioni. Altri scrittori, che volevano stupire con il numero, parlano di una flotta fino a tremila navi. Possiamo essere solo sicuri che, per l'epoca, si doveva trattare di una flotta di grandi dimensioni.

 

Normalmente le truppe nordiche, non utilizzavano la cavalleria negli scontri, piuttosto facevano affidamento sui cavalli che riuscivano a radunare dopo uno sbarco di sorpresa.

Tuttavia i Normanni continentali (francesi o Italiani) avevano iniziato a far buon uso di ingenti turme di cavalleria e il problema lo avevano facilmente appreso dalla marina bizantina, che già era a conoscenza e aveva risolto il problema, quando nel i Normanni di Roberto il Guiscardo avevano attaccato la Sicilia (1060-1).

 

I legami che connettevano gli stati Normanni portarono Guglielmo a conoscenza di quei metodi, non è improbabile che si sia avvalso, per l’occasione di consiglieri dall'Italia Meridionale.

 

Le navi costruite erano navi a vela che potevano contare soltanto sul vento favorevole, infatti la velatura si limitava a un'unica vela latina, manovrata da una scotta e in alcuni casi, come si evince dall’Arazzo, addirittura tenuta nel lembo inferiore, a mano.

 

Si dovette lavorare a ritmi ferratissimi, tant’è che l’insieme dei nobili si riunì con Guglielmo per l’ultima volta prima della partenza a metà giugno, a Caen, mentre l’esercito composto anche da numerosi civili, gentiluomini, scudieri, vivandieri che portavano vettovaglie, armi, truppe, cavalli, iniziò a riunirsi alla foce del Dives, tra Caen e Le Havre, già almeno dalla metà di luglio e già il 12 agosto era pronta a salpare.

 

Forse il “Bastardo” contava di salpare già verso la metà di luglio, quando le condizioni del tempo erano favorevoli. La rapidità con cui le navi furono radunate e la destrezza nel tenere ben coordinate per diverse settimane simili quantità di uomini e di navi, sono prova dell'eccellente reputazione che Guglielmo godeva, della sua capacità organizzativa e dei mezzi del ducato da lungo tempo preparati per questo momento. I suoi nobili erano sconcertati dalla vastità del progetto, ma egli mantenne decisamente un atteggiamento di sicurezza.

 

Dopotutto, il grosso dell’esercito, un effettivo di circa diecimila uomini tra cavalieri e fanti e di 2500 cavalli, che si radunò sulle coste della baia della Senna, era normanno e i vassalli e parenti, seguaci del duca, erano vincolati dall'obbligo di sostenerlo in battaglia.
 

Ma quell'anno accaddero eventi sconcertanti per la stagione: l'inclemenza del tempo non consentiva la traversata: ai cieli plumbei, piogge e nuvole basse sul mare in parallelo si manifestavano burrasche violente, venti impetuosi, improvvise bonacce seguite da raffiche di tempesta. Non si riusciva a intravedere la costa inglese all'orizzonte. Sembrava dopo alcune settimane che fosse necessario rinunciare.

 

Ciò nonostante il Duca tenne unito il suo esercito sulla foce della Dives, in un periodo in cui mancava la possibilità di adeguate sistemazioni e di un vitto certo e soprattutto dove spesso il soldato non veniva pagato se non combatteva: un esercito o entrava immediatamente in battaglia o si dissolveva. Guglielmo di Poitiers in gioventù avviato alla camera militare - sottolinea che il duca aveva predisposto con gran cura gli alloggi, i viveri e gli approvvigionamenti per le sue forze, in modo che gli abitanti del posto non avessero motivo di lagnarsi della presenza dei militi.


Guglielmo fu costretto, dal perdurare delle condizioni, a rimandare la partenza e a chiedere al conte Guidone (quello che fece prigioniero due anni prima Aroldo) di spostare la flotta nel suo territorio da dove avrebbe potuto compiere l’attraversata più agevolmente. Il 12 settembre la flotta viene quindi trasferita presso l’estuario della Somme, a Saint Valery, nel Ponthevin 250 km. a est, il che consentiva una traversata della Manica molto più corta che da un porto normanno come Dieppe.

 

Ciò nonostante le condizioni meteorologiche non cambiavano, ormai sembrava che la spedizione non dovesse più aver luogo, se ne sarebbe riparlato, caso mai, la primavera successiva. Guglielmo aveva sperato di salpare in luglio e i ritardi misero alla prova le sue energie e la sua risolutezza. Ma l'attacco doveva aver luogo nel 1066, altrimenti Araldo avrebbe rafforzatola sua posizione, l'esercito raccolto con la benedizione e sotto lo stendardo papale si sarebbe sciolto, e i baroni normanni si sarebbero scoraggiati.

 

Poitiers dice che catturò una spia inglese e la rimandò m patria impunita, con un messaggio per Aroldo: "Digli che se non dovesse vedermi entro l'anno nel posto dove ora si sforza di costruire di fese contro la mia venuta, può rimanere tranquillo fino alla fine dei suoi giorni, senza temere che io gli arrechi alcun danno".

 

L’avversario, intanto, aveva abbassato la guardia, sull’altra sponda, Aroldo non fu ugualmente accorto: già ai primi di settembre la mancanza di vettovaglie lo obbligò a congedare la flotta e l'esercito che aveva radunato per difendere la costa meridionale. Questo favorì il duca di Normandia e gli consentì di sfruttare la sorpresa.

 

Lo spettacolare ascendente che Guglielmo aveva sulle sue truppe fece si che non perdesse nessuno dei suoi uomini durante le sei settimane dell'attesa.

Intanto, mercoledì 27 settembre 1066, dopo una messa mattutina e una processione solenne delle reliquie di santa Valeria in giro per il campo, all'improvviso il tempo cambiò, pare che il forte vento che impediva l’attraversata dei normanni si affievolisse permettendo finalmente alla flotta di salpare alla volta d’Inghilterra, cessarono le tempeste non solo i venti contrari caddero, ma cominciò a spirare il favorevole vento del Sud ed il duca impartisce l’ordine di alzare le vele senza indugiare e l'armata normanna s'imbarcò. La flotta, approfittò della brezza pomeridiana di un giorno insolitamente caldo per quella stagione e prese il largo nel Canale della Manica con l'alta marea (tra le 15,00 e le 16,00). La flotta si riunì in alto mare, al di fuori dell'estuario, al calar del sole. Il tratto più breve da Saint Valery era verso la baia di Pevensey e lì si decise di sbarcare.

 

 

43.+ HIC WILLELM DUX IN MAGNO NAVIGIO MARE TRANSIVIT

(Qui Guglielmo attraversa il mare su una grande nave)

 

 

44.ET VENIT AD PEVENESAE

(E approda a Pevensey)

 

Quella notte, la nave ammiraglia di Guglielmo, la Mora, verso mezzanotte si trovò separata dalla sua flotta. Se Aroldo avesse avuto pattuglie di vedetta, per Guglielmo forse sarebbe stata la fine, ma la traversata risultò agevole. Sfruttando il chiarore lunare e riuscendo a rimanere unite nell'oscurità, grazie a lampade e segnali, le navi giunsero al largo della costa del Sussex la mattina del 28 settembre, dopo un viaggio di circa 125 chilometri. Il duca e il suo seguito, a quanto pare, consumarono un'allegra colazione sul ponte della sua grande nave mentre la flotta le si ricostituiva attorno alla luce dell'alba. Quindi, il grosso della flotta raggiungeva Beachy Head in Inghilterra, quindi venne costeggiata l’isola verso est fino alle larghe e basse rade di Pevensey Bay, il luogo dove evidentemente intendeva approdare.

 

 

45.HIC EXEUNT CABALLI DE NAVIBUS

(Qui i cavalli escono dalle navi)

 

La lunga spiaggia, infatti, era assai adatta al rapido sbarco delle truppe e alla costruzione di una robusta fortificazione nella vicina struttura di un forte romano, situato proprio sulla fascia costiera, non vi furono eventuali nemici disposti a difesa da respingere, perché non si incontrò nessuno. Tutti si affaccendano a mollare gli ormeggi, abbattere gli alberi, far scendere i cavalli a riva.

 

46. ET HIC MILITES FESTINAVERUNT HESTINGA, UT CIBUM RAPERENTUR

(Qui i soldati si affrettarono per raggiungere Hastings, onde procurarsi vettovaglie)

 

Per questo, l'armata non si accampò come previsto e alcuni degli uomini, se non tutti, avanzarono velocemente per conquistare la città di Hastings, scelta quasi obbligata, per prima cosa da qui era possibile muoversi facilmente verso l'entroterra e poi perché più ad est, lungo la costa, alcune navi francesi si erano separate ed erano approdate nella St Mary's Bay vicino Romney, dove le truppe locali avevano attaccato e ucciso molti degli uomini.

 

Guglielmo di Poitiers riferisce che sbarcando nel Sussex, nell'ottobre del 1066, il duca si mise immediatamente in contatto con Robert Fitz Wimarc, un normanno che si era stabilito nell'Essex sin dal 1052 e aveva occupato un ufficio a corte sotto Edoardo. Fitz Wimarc gli fornì preziose informazioni e consigli e lui e altri avrebbero potuto fare altrettanto, in segreto, per mesi o addirittura anni.

 

Guglielmo non marciò direttamente su Londra, temendo di essere sorpreso alle spalle dalla flotta di Aroldo con il pericolo di vedersi tagliati i collegamenti col continente. L’entroterra non era dei più adatti per un’eventuale battaglia, e Guglielmo portò l’esercito un po’ più a est, dove si accamparono a circa 10 km dall’attuale Hastings. Li fece subito erigere delle fortificazioni iniziando il saccheggio sistematico del territorio circostante. I cavalieri normanni galoppano attraverso la campagna abbandonata dagli abitanti ed i foraggieri fecero razzia di maiali, buoi, e pecore.

 

 

47.HIC EST WADARD

(Questi è Wadard)

 

Questo cavaliere, tra i pochi ad essere designati con il loro nome, già rivestito della cotta di maglia e armato, tenutario delle terre del vescovo Oddone, assolve alle funzioni di intendente ed organizza i rifornimenti.

 

48.HIC COQUITUR CARO

(Qui si preparano le carni)

 

49.ET HIC MINISTRAVERUNT MINISTRI

(e i servitori attesero alle loro mansioni)

 

 

50.HIC FECERUNT PRANDIUM

(Qui preparano il pranzo)

 

51.ET HIC EPISCOPUS CIBU(M) ET POTU(M) BENEDICIT

(e il vescovo benedice i cibi e le bevande)

 

52.ODO EP(ISCOPU)S, WILLELM, ROTBERT

 

Passarono almeno due settimane, in attesa di notizie su Aroldo che si trovava ancora a York, quando questi seppe dell’arrivo di Guglielmo.


In questo periodo i cuochi da campo sono indaffarati a cuocere le carni mantenendo così le truppe pronte allo scontro. Dietro un tavolo, un servitore soffiando in un corno, raduna i convitati per il lauto pasto.

 

Tutti si siedono attorno al tavolo d’onore, disposto a forma di ferro di cavallo. Al centro il vescovo Oddone, sempre riconoscibile per via della tonsura, benedice i cibi e le bevande. A destra del vescovo, Guglielmo è seminascosto da un personaggio con la barba: si tratta molto probabilmente di Ruggero di Beaumont, soprannominato “Ruggero con la barba”, il cui valore, durante la battaglia di Hastings, gli valse di essere citato da tutti gli storici del suo tempo, mentre il vescovo si appresta a banchettare con un pesce: con una cura tutta particolare, l’opera sottolinea che il prelato si asterrà dal cibarsi di carne in questo venerdì 29 settembre, giorno d’astinenza.

 

Subito dopo il pasto, il duca tiene di nuovo consiglio. Presiede al centro con la spada innalzata ed interroga Oddone, che gli siede accanto. Roberto di Mortain, con la spada già sguainata, si tiene pronto ad eseguire gli ordini.

 

53.ISTE IUSSIT UT FODERETUR CASTELLUM AT[D] HESTENG[A] CEASTRA

(Questi ordina di edificare una fortificazione innanzi al campo di Hastings).

 

Durante il consiglio, una tra le prime decisioni prese è quella di edificare una specie di ridotta fortificata che avrebbe costituito riparo in caso d’attacco a sorpresa del nemico. Mentre uno dei capi dirige i lavori, un gruppo di uomini di fatica attendono allo scavo dei fossati attorno ad uno di questi castelli di legno, inventati da Guglielmo medesimo, ed i cui elementi avevano fatto parte del carico delle navi.

 

La Manica venne attraversata senza difficoltà e senza rischi. Guglielmo e i suoi Seimila armati sbarcarono sulle coste inglesi una decina di giorni prima dello scontro, riuscendo in un'impresa dove falliranno gli spagnoli dell'Invencible Armada, Napoleone e Hitler.

 

Aroldo e Harald Hardraada

 

Aroldo a capo dell’esercito sassone, dovette scontrarsi con un terzo ipotetico pretendente al trono: il re di Norvegia Harald Hardraada “lo spietato”, già guardia variega presso Costantinopoli, rivendicava la corona in virtù dell’accordo di mutua successione avvenuto tempo addietro tra il suo predecessore Magnus e il re di Danimarca Harthacnut (Ardicanuto), figlio del defunto re d’Inghilterra Canuto che aveva regnava in contemporanea anche in Norvegia e la Danimarca.

 
Il fatto che l’elezione di Eduardo fianco di ferro pose fine a suo tempo l’unità dinastica tra Inghilterra e Danimarca non impedì ai suoi successori di pretendere la legittimazione della lro ipotetica successione. Aroldo si trovò così stretto tra due fronti. A sud incombeva Guglielmo, mentre da nord Harald.

 

Anch’egli al pari di Guglielmo si preparava da tempo, partito dalle isole Orcadi, dove aveva stabilito una base per le operazioni, avrebbe percorso l’intera costa orientale inglese fino a penetrare nella foce del Tyne da dove si sarebbe diretto a York dove avrebbe incontrato le forze sassoni, alleate di Aroldo, degli earls Edwin di Mercia e Morcar di Northumbria.

 

Harald, dopo aver saccheggiato la costa orientale dello Yorkshire da Withby a Scarborough, risalendo la foce dell’Humber e poi l’Ouse fino a Ricall, in quello stesso giorno si scontrò, nella località di Gate Fulford, con le forze congiunte di Edwin e Morcar, annientandole e uccidendo gli stessi earls. York si arrese all’invasore.

 

Aroldo, consapevole che la minaccia più grave venisse dalla Normandia, appena ricevuta la notizia della sconfitta dei suoi earls, riunì l’esercito e il 20 settembre iniziò una marcia forzata di circa 300 km verso nord per scontrarsi con Harald. Il 25 settembre Aroldo giungeva con l’esercito nello Yorkshire e sorprendeva l’esercito norvegese presso Stamford Bridge che veniva massacrato, mentre lo stesso Harald cadeva sul campo.

 

La sostanziale contemporaneità dell’attacco sferrato da Guglielmo di Normandia a sud con quello dei Norvegesi a nord probabilmente non fu del tutto casuale ma dovuta a un preciso piano.

 

Gli inglesi ebbero la meglio sui nordici a Stamford Bridge, ma la furiosa battaglia costò gravi perdite ad Aroldo, a cui giungeva notizia che il 27 settembre i normanni erano partiti da St. Valery alla volta di Pevensey.

 

In soli due giorni i sassoni si erano trovati in mezzo a due invasioni dalle due parti opposte dell'isola a cui potevano opporre un solo e non molto numeroso esercito.

All’annuncio dello sbarco dei Normanni a Pevensey gli Anglosassoni, dopo la dura battaglia coi norvegesi di Harald, si diressero a marce forzate verso sud.

 

Nonostante le perdite, Arolodo era ancora forte di 7.000 unità, aveva a disposizione una grossa flotta navale e tutto il tempo per organizzare la controffensiva dato che Guglielmo non aveva dimostrato alcuna intenzione di penetrare in territorio sassone.

 

Aroldo si portava a sud precipitosamente, il 6 ottobre Aroldo si trovava a Londra e vi rimase e vi rimase fino all'11 ottobre, a radunare le sue forze e recuperare quanti più uomini fosse possibile, prima di marciare attraverso il Weaid e avvicinarsi alla base normanna. Nonostante questa mossa e nonostante i rinforzi portatigli dai fratelli Gyrth e Leofwine le sue truppe non superarono le 8.000 unità. Quindi ripartì velocemente per il basso Sussex, con metà delle sue forze, già decimate dalla precedente battaglia, con le quali, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre, raggiunse Caldbec Hill e si accampò nei pressi dell'attuale località di Battle a circa 10 km da Hastings, su un'altura tra le dune davanti alla foresta di Anderid. La seconda metà dell’esercito era ancora lontano e si trovava ad affrontare il nemico in una condizione di netta inferiorità.

Guglielmo lo aspettava lì da almeno due settimane.

 

Le truppe che in tutta fretta Aroldo era riuscito a mobilitare non arrivarono riposate allo scontro con i normanni ad Hastings. Forse per un eccesso di fiducia, Aroldo invece di aspettare gli altri suoi uomini o di ritirarsi attirando i normanni più addentro in un paese ostile, preferì scontrarsi subito.

 

Forse il piano del nobile sassone era quello di marciare tanto rapidamente per sorprendere il nemico alla sprovvista con un attacco notturno, infatti le 60 miglia coperte in due giorni di marcia denotano una certa fretta, ma a quanto pare Arolodo fu costretto ad accontentarsi di occupare la collina, vista la stanchezza dei suoi uomini, e vista anche la posizione forte e facilmente difendibile. Egli avendo almeno due settimane a disposizione avrebbe potuto temporeggiare per radunare nuove forze in attesa del grande attacco.

 

A quanto pare Aroldo era amante di campagne rapide e inoltre era infuriato per i saccheggi dei normanni attorno al loro campo. Sta di fatto che, con una fretta insensata e irresponsabile, Aroldo forzò la marcia per incontrare il nemico prima possibile. Sperava di attaccarli di notte oppure di coglierli di sorpresa, tagliando fuori la loro testa di ponte e mandando la sua grande flotta per accerchiarli dal mare.

 

 

54.HIC NUNTIATUM EST WILLELM[O] DE HAROLD

(Qui vengono recati a Guglielmo notizie di Aroldo)

 

Grazie a informatori o semplicemente tramite un efficiente opera di ricognizione, i suoi movimenti vennero individuati e Guglielmo fu in grado di spostare le sue forze a nord di Hastings per affrontare l'esercito inglese in avvicinamento.

 

55.HIC DOMUS INCENDITUR

(Qui una casa viene incendiata)

 

Guglielmo non ha per nulla l’intenzione di lasciarsi sorprendere dal nemico ed ordina di appiccare il fuoco ad uno di quegli alti manieri sassoni che ostacolano la visibilità. Una donna che tiene un bimbo per mano fugge dalle fiamme. Essi simboleggiano la vedova e l’orfanello simbolo senza tempo delle vittime della guerra. È la terza ed ultima donna ad essere rappresentata nelle scene centrali dell’arazzo.

 

In una ricca dimora posta nelle vicinanze del campo, un messaggero annuncia a Guglielmo che Aroldo è stato vittorioso a Stamford Bridge sui Norvegesi e sul fratello Tostig, e che a deciso il ripiegamento a marce forzate verso Hastings per respingere in mare i Normanni.

 

“Trovarono il tempo di scambiarsi messaggeri, minacce e giustificazioni delle proprie azioni. Si sprecarono le invettive mordaci e beffarde e i racconti posteriori indugiano sulla pretesa di Aroldo di essere il re legittimo per nomina sul letto di morte di Edoardo e per elezione, mentre Guglielmo parlava della sua stretta parentela col defunto re, la sua anteriore nomina a erede e lo spregevole spergiuro di Aroldo. Secondo Guglielmo di Poitiers, che dichiara di aver svolto attente ricerche sulle esatte parole pronunciate dall'inviato ducale, Guglielmo propose ad Aroldo di risolvere la disputa in un duello, da uomo a uomo. Rifiutare e cercare invece un arbitrato significava non essere sicuri dei propri diritti e riluttanti a confidare in Dio. Faceva tutto parte degli abili giochi della politica francese del nord. Queste sottigliezze non interessavano Aroldo, come non lo avevano fatto le manovre della campagna a cui aveva assistito in Normandia nel 1064. Pare che avesse lasciato la Normandia con l'idea che i guerrieri francesi fossero solo degli inconcludenti e si convinse quindi che un fronte determinato li avrebbe rispediti oltremare in preda allo scompiglio”.

 

Nel Sussex, nel 1066, con il mare alle spalle e gli altri principi pronti a castigarlo se fosse rientrato sconfitto, Guglielmo era pronto a combattere.



 

 

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