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N. 11 - Aprile 2006

HASTINGS 1066 A.D.

Danesi, Sassoni e Normanni sul trono d'Inghilterra - Parte III

di Antonio Montesanti

La decisione di Guglielmo, in base agli eventi che analizzeremo, di reclamare il trono d’Inghilterra ha mutato in maniera irreversibile il corso della storia europea.

l fatto di essere inoltre conquistatore e, caratteristica più importante, di riuscire a conservare il controllo del Regno che riuscirà ad ottenere, gli ha garantito un’importanza storica assoluta. Da decenni prima dell’avvento di Guglielmo “il Bastardo”, le sorti di Normandia e Inghilterra si erano lentamente e sempre di più intrecciate.

Erano passati due anni dopo il 1000, quando Emma aveva sposato Ethelred e da allora non vi era stato momento in cui le vicende normanne e inglesi non si fossero intrecciate. Già con Riccardo II e Roberto I, i rapporti si erano stretti in maniera particolare, per fare fronte comune contro le invasioni dei Danesi, invisi sia ai Normanni che ai Sassoni per le loro continue incursioni e mire espansionistiche ad Occidente, Riccardo II aveva concesso la sorella Emma ad Ethelred II re Sassone d’Inghilterra.

Nel 1013 iniziava di fatto l’invasione Danese delle coste inglesi che già avevano subito numerose invasioni scandinave in successione e che non avevano fatto altro che trasferire quasi l’intero regno danese nella regione a nord detta Danelaw.

I Danesi tornarono in Inghilterra decisi ad ottenere il controllo sulla parte anglosassone ed i loro attacchi dovevano durare ancora 3 anni, prima che trionfassero sui Sassoni.

Nonostante una formale alleanza di fatto non giustificata da aiuti concreti dei Normanni agli Anglo-sassoni, le lotte si conclusero definitivamente nel 1016 con la sconfitta degli isolani e la morte di Ethelred e del primogenito Edmund, nel tentativo di riconquistare il trono.

Il re di Danimarca, Sweyn Forkbeard, che aveva reso l’Isola una sorta di feudo danese unificando le corone, si spegneva anch’egli poco dopo, lasciando il figlio, Canuto II legittimo successore e ufficialmente re di Danimarca ed Inghilterra. Il ruolo d’intersezione storica, in realtà avviene nel momento in cui il giovane re danese decise, per un riscontro di genealogia vichinga, di abbattere definitivamente la dinastia sassone, assimilandola e riunendola a quella danese, e allo stesso tempo continuare ad avere ottimi rapporti con i normanni.

Nel 1017, Canuto II sposava in seconde nozze Emma, che durante i 3 anni di guerra in terra inglese si era rifugiata con i figli, Edoardo, Alfredo e Godgifu, che aveva avuto con il re sassone, presso il fratello Riccardo II di Normandia.

La due-volte regina, al suo ritorno in Inghilterra lasciò prudentemente, in Normandia, sotto la tutela del fratello i figli avuti da Ethelred. I due Aetheling (successori sassoni) rimasero presso la corte normanna sotto la protezione del duca e furono allevati dallo zio, dove compaiono alla corte del primo cugino, il duca Roberto.

La loro cultura subì, com’è ovvio che sia, la pesante influenza dell’ambiente in cui erano ospiti: francese divenne la loro lingua e la loro cultura; venne comunque mantenuto un certo legame con la cultura anglosassone, forse in vista di una riacquisizione del trono, poiché loro tutore da parte isolana era il vescovo di Londra, inviato con loro al momento dell’esilio.

È probabile che nel tempo, Edoardo e Alfredo abbiano vissuto anche altrove, oltre che alla corte normanna. Sembra che il duca Riccardo li sostenne, forse offrendo loro una rendita in denaro e concedendo anche l'uso di proprietà ducali nella valle della Senna; sicuramente fornì anche la dote alla nipote Godgifu in occasione delle nozze con il conte di Amiens e Vexin, suo amico e alleato.

Edoardo, che poi verrà soprannominato “il Confessore”, in quanto primogenito, compì un viaggio in Europa settentrionale subito dopo la morte del padre nel 1016. in questo modo Edoardo si guadagnò stretti e privilegiati rapporti con l'abbazia di Jumièges. Suscitò l'interesse dei monaci di Gent e questi gli fecero giurare che, se lo avessero aiutato a riprendersi il trono del padre, avrebbe concesso delle assegnazioni che essi reclamavano a Greenwich e Lewisham.

La natura di queste apparizioni rivela poco del rapporto di Edoardo con i duchi suoi cugini, oltre al fatto che essi lo consideravano un membro della famiglia e che lo chiamavano "re", titolo attribuitogli in diverse occasioni (una delle quali è un ineccepibile e originale atto ducale). E se ciò non bastasse, abbiamo la testimonianza di un'assegnazione che egli fece come «Edoardo per grazia di Dio re degli Inglesi», prima del 1035, all'abbazia ducale di Mont StMichel: l'assegnazione di St Michael's Mount in Cornovaglia insieme a diverse altre proprietà del suo perduto regno.

I duchi normanni sembravano insistere sul rango reale di Edoardo probabilmente perché desideravano partecipare alla sua restaurazione sul trono d'Inghilterra. Tuttavia, la presenza di Edoardo a Gent nel 1016 e l'uso del titolo reale intorno al 1030 ci indicano che lo stesso Aetheling reclamava i suoi diritti su Londra.

Dudone e Guglielmo di Jumièges accennano al fatto che i duchi normanni non escludevano la possibilità di  fornire un supporto alle rivendicazioni politiche degli Aetheling, svolgendo i propri doveri familiari nei confronti dei parenti inglesi.

I due giovani principi sassoni crebbero alla corte dello zio Riccardo ed ambedue avevano più di vent'anni, quando questi morì nel 1026. Guglielmo di Jumièges  afferma che, una volta succeduto al padre, il duca Roberto intercedette presso il re Canuto in favore dei suoi cugini e, poiché il messaggio fu ignorato, radunò una flotta e un'armata per sostenere con la forza i diritti delegittimi successori.

Sebbene la spedizione fallisse, a causa di un fortunale nel Canale della Manica, possiamo essere certi che il duca Roberto, incline all'ostentazione, assunse una posizione aggressiva verso l'Inghilterra intorno al 1033. Al tempo, le vane proteste di un duca francese non devono aver preoccupato i Danesi più di tanto.

Tra il 1013 e il 1035 Edoardo e Alfredo si tennero ben lontani dalle vicende d’Inghilterra, fino a quando non si verificò la scomparsa di Canuto II; a questo punto la discussione si animò su quale dei suoi figli gli sarebbe succeduto sul trono di Danimarca e soprattutto d’Inghilterra. Ardicanuto,  fratellastro minore di Edoardo e Alfredo (figlio del re danese e di Emma), si preoccupò esclusivamente delle vicende danesi e, non interessandosene, il controllo dell’Isola passò automaticamente al fratello maggiore, Arold Piè di Lepre, figlio per metà inglese di Aelfgifu di Northampton.

Nessuno, in realtà, si occupò di considerare, neanche lontanamente, gli esuli in Normandia che al tempo era priva di un duca – era, infatti, il periodo di interregno che avrebbe portato Guglielmo al governo della regione – gli Aetheling si trovarono privi dell'appoggio necessario per affermare i propri diritti sulla corona.

A questo punto intervenne direttamente la regina madre Emma, non contenta dell’esito degli eventi cercò d’impedire che il figlio di Canuto e della sassone Aelfgifu, Arold Piè di Lepre ottenesse il trono. All’interno delle lotte per la successione, la Regina normanna, richiamò dal luogo d’origine i figli maggiori perché partecipassero alla lotta per la successione.

Edoardo mise insieme una flotta di quaranta navi ottenendo appoggio dai suoi zii, i quali a loro volta erano impegnati sia in lotte intestine, sia contro gli stati confinanti; sbarcò nel 1036 vicino Southampton, venendo respinto facilmente.

Al secondogenito di Emma, Alfredo, toccò sorte più triste: attraversata di nascosto la Manica, nel tentativo di raggiungere la madre, venne arrestato dai soldati di Godwin, Earl del Wessex e portato a Guildford, qui tutti i suoi compagni vennero sommariamente giustiziati e allo stesso principe toccò l’umiliazione della tortura e dell’esilio ad Ely dove morì poco dopo.

Emma venne accusata di cospirazione da Arold Piè di Lepre, nuovo re d’Inghilterra, e anch’essa venne mandata in esilio sul Continente. Edoardo, ultimo dei figli di Ethelred, tornò in Francia solo, sconsolato  e apparentemente destinato a un futuro triste e senza speranza. Ma gli eventi erano destinati a prendere una piega, quasi romanzata.

Aroldo Piè di Lepre, moriva tre anni dopo e nel 1040 gli succedeva il fratellastro di Edoardo, Ardicanuto il quale, come primo atto, richiamava sua madre Emma dall’esilio nelle Fiandre per assisterlo. Un anno dopo il re senza figli e sua madre invitarono Edoardo a rientrare in Inghilterra in quale tornò pacificamente nel proprio paese, divenendone re l’anno successivo, nel 1042, quando improvvisamente nel giugno dello stesso anno veniva a mancare Ardicanuto e ripristinando di fatto la dinastia Sassone.

Essendo stato allevato in Normandia, egli parlava anche francese ed imparò le usanze e la cultura francese. Quando andò in Inghilterra, tentò di imporre l’influenza francese sull’inglese e sostituì molti dei suoi consiglieri con sostenitori ed amici francesi. Incredibilmente, uno dei suoi primi atti, alcuni mesi dopo l'incoronazione avvenuta nel 1043, fu di cacciare dalla corte sua madre.

All'incoronazione erano presenti ambasciatori di numerosi monarchi stranieri, tra questi vi erano dei signori di Normandia che probabilmente avevano seguito Edoardo in Inghilterra, ai quali dimostrò una benevolenza tale da offrire protezione e sostegno, come a Roberto, abate di Jumièges che venne nominato vescovo di Londra (1044) e arcivescovo di Canterbury (1051-1052).

Il giovane duca Guglielmo di Normandia e il re Edoardo d’Inghilterra, quest’ultimo più anziano di circa vent'anni, avevano una storia familiare comune, avevano condiviso la mensa in numerose occasioni e oltretutto erano legati da un vincolo familiare: erano primi cugini e sembravano essere congiunti da un profondo legame affettivo.

È normale dunque ritenere che l’enfasi delle fonti normanne sulla presunta adozione di Guglielmo da parte di Edoardo come erede, sia giustificata: Guglielmo di Poitiers riferisce che Roberto di Jumièges, al tempo arcivescovo, fu inviato da Edoardo per informare il duca Guglielmo che il re lo aveva nominato suo erede.

Roberto non aveva recato con se solo promesse, a riprova della buona fede del re e del gran consiglio, aveva condotto sia dei giovani nobili in ostaggio presso la corte normanna, tra cui un figlio e un nipote di Godwin del Wessex sia un anello e una spada cerimoniale, insegne ducali appropriate a un re, da consegnare a Guglielmo.

Correva il 1051 e il giovane normanno era più forte di quanto non lo fosse mai stato: ancora alleato di Enrico re di Francia, aveva sconfitto gli oppositori interni e aveva ancora accanto a sé i suoi potenti zii. Nella sua continua lotta contro Angioini e oppositori interni, il duca avrebbe tratto grandissimo vantaggio da un appoggio e da una solida relazione con la vicina potenza al di là della Manica.

Non potremo mai sapere del perché Edoardo abbia scelto Guglielmo come unico erede tra tutti gli altri cugini, tra cui i figli anglo-francesi di Godgifu, sua sorella, e i figli esuli di Edmondo Fianco di Ferro. Il passaggio del trono d'Inghilterra a Guglielmo aveva basi reali, ma proprio queste non spiegano il perché non vi fu un passaggio diretto di “consegne” tra Eduardo e suo cugino.

Gli storici spiegano questo “scollamento” con una serie di episodi che videro il rinascere di un sentimento Sassone nell’animo di Eduardo.

Dopo un periodo in cui venne oscurata, la famiglia dell'Earl del Wessex, Godwin, avversa ai Normanni, acquisì crescente influenza sul re e sulla corte. Nel 1057 Edoardo l'Esule, figlio di Edmondo Fianco di Ferro e nipote maggiore del re, rientrò in Inghilterra; nonostante morisse subito dopo, lasciò un giovane figlio, Edgardo, a portare avanti le sue insistenti rivendicazioni.

Probabilmente l’avvicinamento del re ai nobili danesi fu la causa dell’allontanamento, forse involontario, di Guglielmo dalla successione il quale sembra, al contrario di altri potenziali pretendenti al trono e suoi potenziali rivali, come Rodolfo di Mantes, figlio di Godgifu, egli non attraversò mai la Manica per farsi conoscere a corte e nel paese, sebbene altre fonti (Wace) affermi che si portò oltremanica nel 1051, durante una visita al cugino e che proprio allora avesse iniziato a pensare alla corona d’Inghilterra.

Nell'estate del 1064, Arold Godwinson, figlio di Godwin appunto, Earl di Wessex, personaggio ormai di rilievo in Inghilterra, si precipitò per una missione in Normandia.

L’obbiettivo di Arold era quello di definire la questione ancora vaga del 1051 e di assicurarsi del rilascio di Wulfnoth e Haakon, rispettivamente suo fratello e suo nipote, che tredici anni prima erano stati inviati come ostaggi alla corte di Guglielmo, il quale, in questo modo aveva sempre l'opportunità di interferire nelle questioni d'oltremanica.

Eadmer, monaco di Canterbury, ci racconta che una volta congedatosi dal suo re e cognato, s'imbarcò da Bosham verso la terraferma, durante il suo tragitto, la nave di Arold venne sospinta da un fortunale sulle coste della contea di Ponthieu. Gli ufficiali del conte Guido lo arrestarono lui e il suo seguito,  imprigionandoli nel castello di Beaurain per ottenere un riscatto.

L’evento rimetteva nelle mani di Guglielmo l’esito della candidatura al trono, riproponendo la propria, semplicemente comportandosi con cortesia e disponibilità.

Una volta liberato, Arold venne premurosamente rinviato in patria con generosi doni e col giovane nipote Haakon, vero oggetto della sua ambasciata, mentre il fratello Wulfnoth venne ancora trattenuto in via “cautelativa” in Normandia per più di due decenni, forse come pegno dei nuovi obblighi di Arold, il quale fu costretto a giurare (o lo fece di sua sponte) che avrebbe consegnato il trono a Guglielmo.

Un anno e mezzo dopo il re Edoardo morì, Arold II Godwinson non considerò alcun obbligo teorico nei confronti del duca Guglielmo e, usando o abusando del suo ascendente politico a corte, mise in disparte il giovane Edgard Aetheling, unico nipote di Ethelred, e dopo esser stato nominato, sul letto di morte da Eduardo, suo erede e nuovo re, assistette alla sua formale elezione da parte del Witan.

Il Witan era un consiglio di origine anglosassone composto da aldermen, thanes e bishops, spesso convocato dal re, nel quale si discutevano le concessioni di terra, gli argomenti di chiesa, carteggi, tasse, diritto privato, difesa e politica straniera. La composizione del Witan non era decisa a priori ed il quantitativo dei facenti parte dell’assemblea dipendeva da ciò che si sarebbe discusso e da dove si teneva. Il consiglio era a sua volta era responsabile della scelta del successore al trono. Se il re aveva dei figli, il primo nato avrebbe occupato il trono con l’approvazione della Witan stessa ma, se il re fosse morto senza figli, il Witan avrebbe scelto il successore.

Nella prima gelida settimana di gennaio del 1066, Guglielmo, venuto a conoscenza degli eventi in terra inglese, dovette decidere quanto gli interessava l’Inghilterra, quanto aveva investito sulla successione, se la riteneva un suo diritto e dovere, considerando allo stesso tempo i pro e i contro. Guglielmo si preparava ad attraversare la Manica, portando a termine un processo che lo spergiuro di Arold aveva solo accelerato.

Lui era certo di poter aspirare alla successione; la sua vita era resa amara dalla condizione di ‘bastardo’ e l'avere affermato il suo potere sulla Normandia non sembrava ancora rivalsa sufficiente.

Da più di un decennio aveva reso la sua terra natia la più prospera e solida potenza nella Francia Settentrionale; aveva riportato in patria la pace civile dei tempi del nonno e nel farlo si era esposto in prima persona investendo non solo il proprio prestigio ma soprattutto se stesso, politicamente, spiritualmente e fisicamente; “aveva la ricchezza e l'autorità per tentare la conquista di un regno e, nei vittoriosi Normanni dell'Italia meridionale di cui era venuto a conoscenza, l'esempio per eccitare il suo orgoglio e il desiderio di emulazione”.

Ambiva a un trono di un regno vero: quello inglese gli spettava per diritto divino e terreno, per la parentela e l’affetto che lo legava al re defunto. L’Inghilterra era sicuramente più vasta, più salutare e più progredita ella Normandia; al contrario del piccolo ducato che centralizzava il potere e le risorse, gli anglo-sassoni avevano lasciato che la monarchia andasse perdendo potere e peso: il paese era amministrato secondo una suddivisione in una miriadi di earldoms (regni degli Earl) che erano considerati più o meno come regni indipendenti.

L’Inghilterra appariva quindi come un gigantesco laboratorio da riorganizzare per poter creare un regno quasi perfetto.

Aroldo era uno spergiuro, un ipocrita, un bugiardo che aveva mancato la parola data di fronte a Dio e agli uomini e andava cancellato dalla faccia della terra senza pietà.

L’impresa che si apprestava a compiere non era quindi una questione di opportunismo, ma il frutto di attenti calcoli e di relazioni politiche e militari fra le due sponde della Manica.



 

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