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N. 7 - Dicembre 2005

L'ESERCITO GENOVESE

(1700)

di Mirko Corarze

 

Un esercito che rivestì un ruolo importante nel contesto politico-militare dell’Italia del Settecento fu quello genovese. Le prime informazioni meritevoli di interesse, inerenti a tale apparato militare,  risalgono a partire dal 1726, anno in cui la Corsica da inizio alla sua ultima lunghissima rivolta contro Genova. Questa lotta, intervallata da qualche periodo di relativa tranquillità, durerà sino alla definitiva cessione dell’isola alla Francia, nel 1768, riducendo la Repubblica al solo dominio della riviera ligure.

 

La rivolta, ovviamente, non manca di influenzare in ogni suo aspetto la vita militare genovese, in special modo per quanto riguarda gli organici, che dal 1731 comprendono 6.500 uomini, suddivisi in:

 

-                      nove compagnie “oltremontane”;

-                      sei “di fortuna”;

-                      venti “paeselle”;

-                      ventidue “corse”;

-                      sette “di nuova ordinanza

 

cui si aggiungono, nell’anno successivo, 4.000 ausiliari austriaci.

 

Ritiratisi questi ultimi, nel 1738, l’esercito genovese è, per la prima volta, ordinato in battaglioni, dieci, ciascuno su cinque compagnie ad eccezione del battaglione greco, organizzato tra gli abitanti delle colonie greche stabilite in Corsica, che ne conta solo tre.

 

In una tabella, possiamo illustrare le forze militari in possesso della Repubblica di Genova nel primo Settecento:

 

Truppe permanenti:

 

STATO

Fanteria

Cavalleria

Artiglieria

Totale

Genova

3.000

-

92

3.092

 

Bombardieri e milizie:

 

STATO

Bombardieri

Cavalieri

Fanti

Totale

Genova

150

-

12.000

12.150

  

Circa le uniformi di questo periodo, verso il 1715, si passa alla “marsina”, una giacca più corta del normale, più attillata, con paramani meno ampi.

 

Questa divisa è, inoltre, completata da calzoni che scendono poco sotto il ginocchio, da un panciotto lungo con maniche e da un tricorno, derivato dal seicentesco cappello a larghe tese.

 

Gli ufficiali indossano una divisa più riccamente guarnita di ornamenti e recano una bandoliera gallonata e ricamata.

 

L’esercito genovese partecipa alla Guerra dei Sette Anni, nel corso della quale è costretta a battersi per difendere i suoi diritti e i suoi domini dalle mire e ambizioni austro-piemontesi.

 

Le truppe genovesi partecipano a fianco di quelle franco-spagnole alle prime fasi della guerra che si svolgono oltre gli Appennini.

Dopo essersi messe male le cose, nel settembre 1746, gli austriaci occupano Genova.

 

Se il governo ligure si dimostra, cedendo, più debole del previsto, così non è per la popolazione che non si lascia intimorire dalla tracotanza degli Austriaci e provoca la rivolta del 5 dicembre, che, in quattro giorni, li costringe a liberare la città.

 

Inizia in questo modo la seconda fase della guerra, che vede per oltre sei mesi Genova stretta dagli Austriaci a cui, tenacemente, si oppongono le forze militari e le milizie popolari genovesi, con l’aiuto franco-spagnolo.

 

La pace di Aquisgrana, del 1748, restituisce a Genova tutti i suoi domini.

 

Se nei borghi e nelle campagne della repubblica ligure è da sempre esistita una milizia avente funzione ausiliaria, quella formata dalle cosiddette compagnie degli “Scelti”, così chiamati dalla località di reclutamento, fino all’insurrezione del 1746 ed al successivo assedio, la Repubblica non aveva avuto mai simili unità.

 

Solamente nel 1747, le varie corporazioni di arti e mestieri danno vita ad una ventina di compagnie della milizia comunale che, col ritorno alla pace, proseguono per qualche anno nel solo servizio di sorveglianza alle porte della città.

 

Nel 1750 l’esercito è ridotto a nove battaglioni, chiamati esageratamente reggimenti.

 

Per la prima volta, questi non vengono chiamati col nome del comandante, ma con quelli di città e paesi della Repubblica, se si fa eccezione per i “Reparti Oltremontani”, per i quali rimane in vigore il vecchio sistema.

 

Tali reggimenti sono:

 

-                      Alberga” (derivato dal “Geraldini”), sciolto nel 1765: i due reggimenti corsi vengono uniti in un unico reparto, che prende proprio il nome di “Reggimento Corso”;

-                      Savona” (derivato dal “Varenna”);

-                      Polcevera” (derivato dal “Fenoglio”);

-                      Bastia” (derivato dal “Giacomone”);

-                      Ajaccio” (derivato dal “Roccatagliata”);

-                      Bisagno”;

-                      Sarzana”;

-                      Real Palazzo” (oltremontano);

-                      Warenne” (oltremontano).

 

Nel 1758 è assoldato il Reggimento “Jenatsch”, svizzero, che dal 1760 veste un’uniforme particolare: marsina rossa con mostre, panciotto e calzoni turchini, bottoni di metallo giallo. In seguito lo “Jenatsch”  verrà chiamato “Koennich”. Nel 1771 il colonnello Koennich è sostituito dal colonnello Thouard (e il reggimento oltremontano che da lui prende il nome, adotta una nuova divisa bleu con colletto, fodera e paramano di color nero, bottoni gialli e ghette nere).

 

Negli ultimi anni d’indipendenza, l’influenza francese, già predominante in ogni aspetto della vita genovese, si manifesta sempre di più.

 

E così sarà fino al 1797, quando la gloriosa Repubblica di Genova cadrà, per essere sostituita da una Repubblica Ligure di puro stampo francese.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

P. Bosi, Cronologia dei principali avvenimenti della storia militare d’Italia in appendice a: “Il soldato istrutto nei fasti militari della sua patria dalle  epoche più remote fino ai nostri giorni. Dizionario storico, geografico, topografico, militare d’Italia compilato sulla scorta delle più accreditate opere antiche e moderne”, Torino 1870

P. Crociani - M. Brandani - M. Fiorentino, Le uniformi italiane del Settecento, Roma 1986

E. Scala, Storia delle fanterie italiane, vol. III, Roma, SME, Tipografia regionale, 1951

C. Tilly, La formazione degli Stati Nazionali nell’Europa occidentale, Bologna 1984

F. Turotti, Storia delle armi italiane dal 1796 al 1814, Milano 1856



 

 

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